domenica 5 giugno 2011

ODISSEO (ULISSE)


È l'eroe forse più celebre della classicità, un guerriero valoroso e sagace, un viaggiatore protagonista di mille avventure. Osteggiato da Poseidone ma protetto da Atena, dopo aver trionfato nella guerra di Troia non si rassegnò a un destino da esule e affrontò tutte le sfide che gli dèi gli riservarono pur di rivedere la sua patria, Itaca. Ma, anche qui, il suo coraggio fu messo alla prova...

GENEALOGIA DI ULISSE

Nell'Odissea, Omero presenta il suo protagonista Ulisse (in greco, appunto Odisseo) come figlio del sovrano di Itaca, Laerte, e di Anticlea. Succeduto al padre sul trono, Ulisse sposò Penelope, una donna di origine spartana, con la quale ebbe tre figli: Arcesilao, Poliporte e Telemaco. Secondo una tradizione postomerica quest'ultimo, divenuto adulto, si legò a Circe (la maga amata anche dallo stesso Ulisse), che diede alla luce Rome, eponima della città di Roma. Numerosi figli nacquero anche dalle donne che Ulisse amò durante le sue interminabili peregrinazioni: con la già citata Circe, ad esempio, generò Latino, antenato dei Latini, e Telegono che, dopo un lungo viaggio sulle tracce del padre, approdò a Itaca ma, sorpreso da Ulisse nell'atto di razziare il bestiame del re, non lo riconobbe e lo trafisse con una lancia, uccidendolo.

DI PORTO IN PORTO

Ulisse è una delle figure più sfaccettate della classicità, un eroe attorno al quale sono fiorite innumerevoli leggende (e perfino un poema di cui è protagonista indiscusso, l'Odissea) e che racchiude in sè tutte le virtù apprezzate nell'antica Grecia: dal coraggio, che gli ha premesso di annientare un gran numero di nemici nel corso della guerra di Troia, all'astuzia, grazie a cui è riuscito a scampare ai mille pericoli incontrati nel viaggio di ritorno e, prima ancora, a ideare lo stratagemma del cavallo di Troia. Secondo alcuni autori, fu infatti proprio Ulisse a proporre di costruire il celebre cavallo di legno, presunta offerta dei greci ad Atena prima di rientrare in patria: i Troiani aprirono le porte della città per accoglierlo e, così facendo, introdussero all'interno delle mura i nemici nascosti nel suo ventre, che misero Troia a ferro e fuoco. Ma nè i successi riportati in battaglia nè le sue straordinarie qualità garantirono ad Ulisse il favore degli dèi. Poseidone, in particolare, ostacolò con ogni mezzo il ritorno in patria dell'eroe, colpevole di aver accecato il Ciclope Polifemo, figlio del dio del mare. Fatto prigioniero da Polifemo nella sua caverna in Sicilia, Ulisse riuscì, con la consueta astuzia, a farlo ubriacare, quindi accecò il suo unico occhio con un'asta incandescente e fuggì aggrappato al ventre di un ariete del gregge del Ciclope. Tra tempeste e naufragi, il viaggio di Ulisse verso la terra natale durò in tutto dieci anni e fu costellato da pericoli di ogni genere: esseri feroci come Scilla e Cariddi, i due mostri che presidiavano lo Stretto di Messina; popolazioni di cannibali come i Lestrigoni, che offrirono ai compagni dell'eroe un frutto destinato a cancellare in loro il desiderio del ritorno; creature insidiose come le Sirene; donne ambigue e ammaliatrici come Circe e Calipso...

IL CANTO DELLE SIRENE

Per resistere alle Sirene, che incantavano (e poi divoravano) chiunque udisse il loro canto, Ulisse ordinò ai suoi compagni di tapparsi le orecchie con della cera e poi si fece legare a un albero della nave. In questo modo potè ascoltare quelle voci meravigliose senza esserne stregato.


CALIPSO E L'IMMORTALITA'

In una tappa del suo viaggio, Ulisse fece naufragio sull'isola di Ogigia, abitata dalla ninfa Calipso, che lo legò a  sè per sette anni, promettendogli l'immortalità e l'eterna giovinezza. Solo quando Ermes, inviato da Zeus, le intimò di liberare l'eroe, lo lasciò partire.

GLI INCANTESIMI DELLA MAGA CIRCE

Mandati in avanscoperta sull'isola di Eea, i compagni di Ulisse furono trasofrmati dalla maga Circe in porci. Grazie ai consigli del dio Ermes, l'eroe riuscì a scioglierli dall'incantesimo...ma non a sottrarsi alle malie della maga, al punto che si trattenne con lei un anno, prima di reimbarcarsi alla volta di Itaca.

VERSO ITACA

Dopo aver superato innumerevoli prove, compresa un'avventurosa discesa nell'Ade per consultare l'indovino Tiresia in merito al destino che lo attendeva a Itaca, Ulisse approdò sull'isola dei Feaci. L'eroe mancava da casa da vent'anni (dieci di guerra e dieci di peregrinazioni), aveva visto morire tutti i suoi compagni ed era ormai esausto. Commossi dalla storia di Ulisse, il re Alcinoo e la regina Areta gli offrirono in sposa la propria figlia Nausicaa ma, dopo avere constatato che il desiderio dell'eroe di rivedere Itaca era più forte di qualsiasi promessa di potere, misero a sua disposizione una nave che lo ricondusse in patria. Qui Ulisse trovò una situazione molto cambiata. Suo padre Laerte aveva perso le speranze di rivedere il figlio e si era ritirato a vivere in campagna; sua madre Anticlea era morta, distrutta dal dolore; il figlioletto Telemaco era diventato un uomo e si era recato a Sparta in cerca di notizie del padre; la moglie Penelope resisteva strenuamente alle offerte di matrimonio provenienti dai Proci, ossia i principi delle isole vicine, che miravano al trono di Itaca e si erano prepotentemente insiedati a Palazzo.


DA EROE A MENDICANTE

Al suo arrivo in patria, Ulisse fu trasformato in mendicante da Atena, che aveva vegliato sull'intero viaggio dell'eroe (entrando in conflitto con Poseidone). La dea evitò così che i pretendenti al regno di Itaca attentassero alla vita di Ulisse appena sbarcato.

LA STRAGE DEI PROCI

Estenuata dalle richieste dei Proci, Penelope decise infine di concedere la propria mano a colui che avesse vinto una gara di tiro da disputarsi con l'arco del marito. Anche Ulisse partecipò alla contesa e, appena impugnata l'arma, scoccò la prima di innumerevoli frecce che fecero strage dei nemici.

LA PAZIENZA DI PENELOPE

Se Ulisse era un uomo scaltro e intelligente, non da meno si rivelò sua moglie. Penelope dichiarò infatti che avrebbe deciso chi sposare tra i suoi pretendenti una volta finito di tessere il sudario per Laerte, l'anziano padre del marito. Ma mentre di giorno filava, di notte disfaceva il lavoro compiuto. La sua fedeltà fu ricompensata: Atena allungò la prima notte che Penelope trascorse con Ulisse dopo la separazione e i due sposi vissero insieme gli ultimi anni delle loro vite, serenamente.

ODISSEE DI IERI E DI OGGI

Nei secoli le imprese di Ulisse sono state oggetto di affascinanti interpretazioni, soprattutto in campo letterario. Nella Divina Commedia, Dante lo colloca tra i dannati dell'Inferno, non solo per gli inganni e i sotterfugi messi in atto, ma anche per il tentativo di superare le colonne d'Ercole, simbolo dei limiti della conoscenza umana. Ugo Foscolo, nel sonetto A Zacinto (1803), traccia un toccante parallelo tra la sua vita di esule e il destino di Ulisse, ritenuto più felice in quanto l'eroe, dopo molto viaggiare, riabbraccerà  la sua "petrosa Itaca". Ma la vera Odissea moderna è quella narrata da James Joyce nell'Ulisse, romanzo pubblicato nel 1922, in cui ogni capitolo ricalca un canto del poema omerico, pur discostandosene nelle tematiche.
Nel 2000 i fratelli Coen hanno portato sul grande schermo la loro interpretazione dell'Odissea nel film Fratello, dove sei? in cui tre galeotti evadono dal carcere per impedire le seconde nozze dell'ex moglie di uno di loro, Penelope. Sarà un viaggio costellato di incontri straordinari, compreso quello con un venditore di Bibbie privo di un occhio (evidente richiamo a Polifemo).