martedì 26 giugno 2012

IDRA DI LERNA


Il solo guardarla metteva paura, perché era un gigantesco mostro a nove teste che emergeva all’improvviso dalle paludi, divorando chiunque si trovasse nei dintorni. Ma ben pochi potevano vantarsi di averla vista da vicino, in quanto l’Idra di Lerna era così velenosa che il suo respiro poteva uccidere a decine di metri di distanza. Tanta pericolosità, tuttavia, non le bastò per salvarsi da Eracle, il grande eroe greco, che si recò nel suo rifugio e, insieme al nipote Iolao, riuscì a ucciderla.
L’Idra di Lerna è certamente uno dei mostri più terrificanti mai concepiti dalla fantasia greca. Il suo alito era letale come quello di un drago, e delle sue nove teste, otto ricrescevano non appena tagliate, mentre l’ultima era immortale. Tutti fattori che rendevano l’Idra una formidabile “macchina da guerra”, invincibile per chiunque tranne che per il divino Eracle.

GENEALOGIA DELL’IDRA DI LERNA

Tutte le fonti antiche concordano nel far discendere l’Idra di Lerna da una delle coppie più feconde e spaventose della mitologia greca: quella formata dall’orribile Tifone e dall’ancora più ripugnante Echidna. Il primo era un essere mostruoso descritto ora come bufera devastante, ora come drago o gigante, ma comunque generato dall’unione primordiale tra la madre terra Gaia e gli oscuri abissi del Tartaro. Su Echidna, la donna-vipera, i pareri dei mitografi erano invece discordi: il poeta greco Esiodo ne attribuiva la nascita agli amori acquatici tra Forcide e Ceto, divinità marine tanto potenti quanto temute; per altri autori, invece, essa sarebbe stata figlia di Gaia e Tartaro, come Tifone, oppure del fiume infernale Stige e di un misterioso compagno di nome Piro. Comunque sia, non c’è dubbio che la “Vipera”, com’era denominata, sia stata la capostipite della popolosa stirpe di mostri che infestava la Terra al tempo degli eroi. Da lei, infatti, sarebbero nati non solo la Chimera, la Sfinge e Cerbero, generati con Tifone e fratelli quindi dell’Idra, ma anche creature non meno terrificanti come il Leone di Nemea e il mostro di Beozia, Fice, frutto entrambi della sua relazione contro natura con il cane a più teste Ortro.

L’ALITO CHE UCCIDE

Allevata da Era appositamente per eliminare l’odiato Eracle, figlio illegittimo del marito Zeus, l’Idra di Lerna viveva in una zona paludosa ai margini della città di Argo, nella regione dell’Argolide. La sua tana si trovava sotto un platano nei pressi della fonte Amimone, sgorgata dal suolo dopo che Poseidone lo ebbe trafitto con il tridente; ma il raggio d’azione della belva si estendeva ben oltre la sua “base logistica”, abbracciando la palude e, forse, l’intera regione. Sull’aspetto dell’Idra esistevano varie leggende: in genere la si descriveva come un enorme serpente a sei o nove teste, ma c’era chi le attribuiva un corpo di cane, e chi sosteneva che le sue teste fossero più di cento. Alcuni, addirittura, ipotizzavano che dal corpo squamoso dell’Idra spuntassero teste umane. Dotata di un respiro mefitico, tanto che bastava passarle accanto mentre dormiva per restare soffocati, l’Idra di Lerna terrorizzava da anni la regione di Argo, assalendo i viandanti, razziando il bestiale, inaridendo i pascoli con il suo alito. Per questo gli abitanti di Argo accolsero con sollievo l’arrivo di Eracle che, con la protezione di Atena e l’appoggio del nipote Iolao, eliminò l’Idra nella seconda delle sue dodici fatiche. Secondo la leggenda, mentre egli mozzava una dopo l’altra le teste del mostro, Iolao con il fuoco cauterizzava le ferite sanguinanti, in modo da impedire la ricrescita dei monconi. Per la testa centrale, resa immortale da Era, l’eroe dovette invece agire diversamente: così, dopo averla tagliata, Eracle la seppellì sotto un tumulo di pietre, da dove non poteva più nuocere. Eliminato il mostro, Eracle ne fece a pezzi il corpo e, con il suo sangue, avvelenò la punta delle proprie frecce. Ciò, molto tempo dopo, sarebbe costato la vita al centauro Chirone, ferito accidentalmente da un dardo di Eracle, e sarebbe stato anche all’origine di una terribile moria di pesci nel fiume Anigro, inquinato dalle frecce dell’eroe.


NIPOTE E COMPAGNO

Coprotagonista dello scontro con l’Idra di Lerna, Iolao era figlio di Ificle, fratellastro di Eracle, e di sua moglie Automedusa. Ciò spiega probabilmente il forte attaccamento del giovane nei confronti dello zio, che accompagnò in molte imprese e del quale fu, secondo alcuni, l’amante. Così Iolao compare al fianco di Eracle nella lotta contro il brigante Cicno, nella missione per recuperare i buoi del gigante Gerione, nell’attacco contro Troia. Il giovane fece anche parte, insieme allo zio, della spedizione degli Argonauti e della squadra di eroi che diedero la caccia al cinghiale calidonio. Quando Eracle ruppe il suo matrimonio con Megara, alla quale aveva ucciso i figli in un accesso di follia provocato da Era, la diede in sposa proprio al nipote Iolao. I due ebbero insieme anche una figlia, Leipefile, il cui nome significa “l’amore di colei che è stata abbandonata”: un riferimento esplicito al dolore patito da Megara per il divorzio dal marito. Dopo la morte di Eracle, Iolao andò in aiuto dei suoi figli, in particolare di quelli che l’eroe aveva avuto dalle cinquanta figlie di Tespio, e li condusse con sé in Sardegna. Lì Iolao, insieme a Megara, costituì una colonia greca, alla quale, in un secondo tempo, si unì anche Dedalo, l’architetto del labirinto di Creta. I tre fondarono insieme molte città, tra le quali l’odierna Olbia, e Dedalo le abbellì con una serie di edifici che gli antichi chiamavano “costruzioni dedaliche”. Ormai anziano, il nipote di Eracle tornò in Grecia attraverso la Sicilia, dove alcuni dei suoi compagni si unirono alla popolazione dei Sicani. Altri autori, tuttavia, sostengono che Iolao morì in Sardegna, circondato dall’affetto dei suoi sudditi i quali, per onorarlo, gli attribuirono culti sacri.

IL TRONFO ALLE OLIMPIADI

Grande auriga e ottimo atleta, Iolao trionfò con il carro di Eracle ai primi giochi olimpici, istituiti proprio dal celebre zio, e più tardi si impose anche ai giochi funebri indetti in onore di Pelia, re di Iolco, ucciso da un sortilegio di Medea.

LO SCONTRO CON CICNO

Quando Eracle sfidò Cicno, un violento predone che assaliva i viandanti per offrirne poi i crani al padre Ares, Iolao lo sostenne guidando il suo carro da guerra e aiutandolo a spogliare il defunto della sua pesante armatura.

UNITI NELLA SVENTURA

Compagno fedele delle vittorie di Eracle, Iolao gli fu al fianco anche nell’esilio impostogli dal cugino e re di Tirinto Euristeo. Fu lui, inoltre, ad accompagnare l’eroe sul monte Eta e ad assistere alla sua morte sul rogo e alla successiva apoteosi.


IL RITORNO

Secondo la leggenda, dopo la morte di Iolao, il crudele re di Tirinto, Euristeo, cugino e persecutore di Eracle, tornò ad accanirsi contro i figli dell’eroe, i cosiddetti Eracleidi. Allora Iolao implorò Zeus di poter tornare in vita per un solo giorno e, riavute come per icanto forza e giovinezza, sfidò Euristeo in battaglia, catturandolo. Poi lo condusse davanti ad Alcmena, la madre di Eracle, e le lasciò decidere quale pena infliggere al prigioniero. Alcmena ordinò che fosse decapitato e Iolao, prima di tornare nell’Ade, eseguì di persona l’esecuzione.

IMMORTALE DI RIFLESSO

Il successo postclassico del personaggio di Eracle, eroe evergreen, garantì di riflesso una certa popolarità anche all’Idra di Lerna. Così l’orrendo rettile trova spazio, tra Medioevo e Rinascimento, in dipinti, tra gli altri, di Antonio Pollaiolo, Francisco de Zurbaràn e Maarten van Heemskerck. Meno frequenti le citazioni letterarie del mostro, che tuttavia compare in Le fatiche di Ercole, dello spagnolo Enrique de Villena, e negli Adagia di Erasmo da Rotterdam. Anche Victor Hugo, nei Miserabili, cita allegoricamente l’Idra: “Il giorno in cui…l’uomo avrà definitivamente aggiogato…la triplice Chimera antica, l’idra, il drago e il grifone, egli sarà quello che gli dèi erano una volta per lui.” In tempi più recenti, l’Idra è il nome di una organizzazione criminale del mondo a fumetti Marvel e un mostro inviato da Ade contro Eracle nel film Hercules della Disney.