giovedì 2 giugno 2011

ARES (MARTE)


Il volto più noto di Ares è quello spietato del dio della guerra, il signore di tutte le battaglie che adora il rumore delle armi e gode per la morte dei combattenti. Ma c'è anche un Ares meno cupo, che ama ricambiato Afrodite e si batte contro gli altri dèi in difesa dei suoi figli. Quasi mai con successo. Perchè, nel destino di Ares, c'è spesso la sconfitta.....
Sanguinario e collerico, Ares è il più detestato tra gli dèi greci. Di lui sono noti il carattere bellicoso e la propensione alla violenza. La sua passione è la guerra, nella quale combatte con un unico scopo: alimentare l'odio tra i contendenti, rendendo più cruenti i conflitti e trasformando gli scontri in carneficine.

GENEALOGIA DI ARES

L'Ares greco,corrispondente al Marte dei Romani, appartiene alla seconda generazione degli dèi Olimpici. Nato dal matrimonio tra Zeus ed Era, ha due sorelle, Ebe e Ilizia, che rappresentano rispettivamente la dea della giovinezza e la protettrice delle donne durante il parto. I suoi figli sono numerosi quanto le sue amanti: da Antea, moglie del re di Calidone Eneo, Ares ebbe Meleagro, l'eroe greco che partecipò alla spedizione degli Argonauti; con Afrodite, il suo grande amore, generò invece Fobo, Deimo e Armonia. I primi due sono le divinità che gli fanno da scudieri in battaglia, mentre Armonia è la sposa di Cadmo, il fondatore di Tebe, con il quale darà vita a una prole numerosa e sfortunata.

VOLUBILE E CRUDELE

Nella mitologia classica, Ares è quasi sempre contrapposto ad Atena (per i Romani Minerva). Mentre la dea viene descritta come saggia e fedele, ad Ares si attribuisce un carattere rabbioso e volubile. Entrambi gli dèi sovraintendono alle vicende belliche, ma in ambiti diversi: Atena è affascinata dai piani strategici e dall'astuzia in battaglia, mentre Ares è attratto dagli scoppi brutali di violenza, meglio se conditi da eccidi e saccheggi. Nel mondo greco, Ares era considerato un dio da cui diffidare: le sue offerte di amicizia erano sempre provvisorie e interessate, mai finalizzate al bene comune. Così nella guerra di Troia, pur parteggiando per i Troiani, non mancò di tradirli quando ritenne che ciò potesse giovare alla sua causa. In battaglia si presentava scortato da un manipolo di divinità spaventose: oltre ai figli Deimo e Fobo, che rappresentavano la Paura e il Terrore, lo affiancavano due figure femminili, Enio ed Eris, rispettivamente dee della violenza e della discordia. La figura di Ares si evolvette nel passaggio dal mondo greco a quello romano. Così il latino Marte, oltre che come dio della guerra, era venerato anche come protettore della giovinezza e dell'agricoltura. In suo onore i sacerdoti Salii danzavano rivestiti delle loro armature e la piazza di Roma dove si svolgevano le esercitazioni militari era denominata Campo Marzio.


IL TEMPIO SUL MAR NERO

Ares era il dio tutelare delle Amazzoni, il popolo di donne guerriere che abitava nel nord della Grecia. Esse si ritenevano discendenti dal dio e gli avevano dedicato un grande tempio su un'isola del Mar Nero. Per difenderlo, Ares aveva inviato un enorme stormo di uccelli che, usando le proprie piume come dardi, trafiggevano chiunque tentasse di avvicinarsi all'edificio sacro.

IL DIVINO PERDENTE

Per quanto grottesco possa sembrare, il dio della guerra Ares era spesso sconfitto in battaglia. È celebre per esempio l'episodio dell'Iliade in cui Ares, avendo deciso di sostenere il troiano Ettore in uno scontro con gli Achei, tentò di uccidere con la sua lancia il greco Diomede. Atena però sviò il colpo e Ares, trovandosi sbilanciato, venne ferito a una gamba dall'avversario. Il suo grido di dolore fu così acuto che tutti i guerrieri impegnati a Troia lo udirono. Poi il dio fuggì piagnucolando verso l'Olimpo, dove Zeus lo fece medicare e ascoltò le sue lamentele contro Atena. In un'altra circostanza, Ares si azzuffò direttamente con la dea, durante una rissa a cui parteciparono molti altri abitanti dell'Olimpo. Anche in questo caso ebbe la peggio: Atena, infatti, riuscì a tramortirlo con un colpo di pietra alla testa. Tra le umiliazioni patite da Ares, nessuna però lo infastidì quanto quella subita ad opera di Efesto, il dio del fuoco. Ares infatti si era invaghito della moglie di quest'ultimo, l'incantevole Afrodite (nota ai romani come Venere), e si incontrava con lei di nascosto nella stanza del marito. I loro appuntamenti non sfuggirono tuttavia ad Elio, il dio del Sole, che li riferì ad Efesto. Questi, subito, escogitò la sua vendetta. Fabbricò delle catene invisibili, che solo lui era in grado di azionare, e poi le dispose sopra il letto della sua camera. Quando i due amanti vi si coricarono fece scattare la trappola, e Ares e Afrodite si ritrovarono imprigionati nelle catene, nudi e ansimanti. Efesto corse quindi a chiamare gli altri dèi che, vedendo la scena, sommersero di sberleffi i due amanti. Solo grazie all'insistenza di Poseidone, Efesto accettò di liberare Afrodite e Ares, che per la vergogna fuggirono dall'Olimpo. La dea si nascose sull'isola di Cipro, mentre Ares tornò a vivere in Tracia, la sua inospitale terra natale.

PRIGIONIERO IN UNA CASSA

L'episodio in cui Ares mise più in luce la sua vulnerabilità fu quando venne imprigionato dagli Aloadi, figli di Poseidone. Costoro erano due giganti che all'età di nove anni, quando superavano già i quindici metri di altezza, dichiarono guerra agli dèi. Accatastarono perciò due monti uno sopra l'altro e li sovrapposero all'Olimpo. In tal modo riuscirono ad arrampicarsi fino al Cielo, e imprigionarono Ares in una cassa di bronzo,dove restò rinchiuso tredici mesi. E vi sarebbe rimasto di più se gli Aloadi non si fossero trafitti reciprocamente con le proprie frecce mentre cercavano di colpire Artemide, trasformatasi in cerbiatta. Ermes liberò così Ares e la pace tornò a regnare sull'Olimpo.


IL FONDATORE DI TEBE

Il culto di Ares era relativamente poco diffuso in Grecia, salvo che in Tracia e nella città di Tebe, che si riteneva il dio avesse contribuito a fondare. Secondo un'antica tradizione, infatti, l'oracolo di Delfi aveva ordinato all'eroe Cadmo di seguire una vacca e di fondare una città dove questa si fosse fermata. L'animale di accasciò presso una fonte protetta da un drago caro al dio Ares. Cadmo uccise il mostro e, su consiglio di Atena, ne sparse i denti al suolo. Come per miracolo, dalla terra nacquero decine di guerrieri, gli Sparti, che aiutarono Cadmo a fondare Tebe. Poichè però, per rispettare l'oracolo, l'eroe aveva offeso Ares uccidendone il drago, dovette servire il dio per otto anni come schiavo. Al termine di questa pena, Zeus gli consentì di salire sul trono di Tebe, affiancandogli una delle figlie di Ares, Armonia, che nel frattempo Cadmo aveva preso in sposa.

IN GUERRA CON WONDER WOMAN

Attraverso la civiltà latina, la figura di Ares giunge fino al Rinascimento, dove le vicende del dio, e in particolare il suo amore per Afrodite, ispirano pittori come Veronese, Tintoretto e Rembrandt. Anche in letteratura, la passione tra il signore della guerra e la dea dell'amore è al centro dei poemi seicenteschi di Giovan Battista Marino (L'Adone) e Francesco Bracciolini (Lo scherno degli dèi). Se nel celebre ritratto di Marte eseguito dallo spagnolo Diego Velàzquez l'aspetto guerresco del dio è temperato da un velo di malinconia, più trionfante appare la statua di Antonio Canova che raffigura Napoleone nei panni di Marte Pacificatore. In tempi più recenti, Ares è stato il rivale di Wonder Woman nei fumetti DC Comics di William Moulton Marston e uno dei protagonisti di Xena: Principessa guerriera, fortunata serie televisiva americana.