Moglie, sorella, amante di Zeus, Era (la Giunone romana)
rappresentava agli occhi dei Greci l’altra faccia del potere divino, quella
femminile. Un volto non di rado minaccioso nei confronti dei mortali, verso i
quali, per gelosia, rabbia oppure vendetta, poteva mostrarsi spietata: ma anche
un volto in cui ogni uomo, e soprattutto ogni donna, poteva trovare conforto,
perché tra i poteri attribuiti a Era vi era quello di proteggere i matrimoni e
le partorienti.
Venerata in tutta la Grecia, Era aveva il piglio della vera
regina: caparbia, autoritaria, anche spietata se serviva. Pronta a scontrarsi
con Zeus pur di difendere i propri diritti, e a tramare contro di lui se temeva
di essere messa in disparte.. una figura di rilievo nel panorama dell’Olimpo
greco, poiché introduceva in un universo maschilista il controcanto di una
forte personalità femminile.
GENEALOGIA
DI ERA
Figlia del titano Crono e della titanide Rea, Era, come tutti
i suoi fratelli e le sue sorelle fuorché Zeus, finì inghiottita dal padre, che
la rigettò alla vita solo grazie alla temerarietà dello stesso Zeus. In
seguito, durante la lotta tra Olimpi e Titani, fu allevata alle estremità del
mondo da Oceano e Priamo, i suoi genitori adottivi, ai quali rimase molto
legata. Non si sa quando nacque il suo amore per Zeus: secondo alcuni, i due
fratelli si erano uniti segretamente già all’epoca in cui Crono regnava ancora
sui Titani. In ogni caso, Zeus ed Era si sposarono dopo il divorzio del re
degli dèi da Temi, la sua seconda moglie, ed ebbero insieme quattro figli:
Efesto, Ares, la dea del parto Ilizia (di qui il ruolo protettivo di Era sulle
donne gravide) ed Ebe, personificazione della giovinezza. Fonti meno canoniche,
tuttavia, sostengono che due di questi figli, Efesto ed Ares, furono generati dalla
regina dell’Olimpo da sola, per vendicarsi di Zeus che, senza ricorrere
all’elemento femminile, aveva dato alla luce Atena.
IROSA E
SUSCETTIBILE
Pochi argomenti hanno stimolato la fantasia degli autori greci
quanto la suscettibilità di Era. Si può dire, anzi, che l’intero corpus di
leggende dedicate alla dea non sia altro che una variazione sul tema della sua
irascibilità, spesso all’origine di terrificanti vendette.
A scatenare la furia di Era è, in particolare, l’infedeltà di
Zeus, un marito tanto prepotente quanto inaffidabile, perennemente alla ricerca
di ninfe o donne da sedurre e ingravidare. Un’infedeltà quasi patologica,
quella del re degli dèi, alla quale Era reagisce in due modi: o scagliandosi
contro il marito in furiose liti coniugali o, più spesso, rivalendosi sui figli
nati dalle sue avventure. Così l’incolpevole Eracle è costretto a patire ogni
genere di tormenti – tra cui le dodici fatiche – solo per il fatto di essere
figlio di Alcmena, amata da Zeus; e Dioniso, nato dalla passione del re
dell’Olimpo per Semele, sconta l’identità del padre sprofondando in una spirale
di follia da cui stenterà a liberarsi.
Altre volte Era si vendica direttamente sulle amanti del
marito: Latona, per esempio, incinta di Apollo e Artemide, è costretta a vagare
per mesi alla ricerca di un luogo dove partorire perché Era ha proibito a tutte
le città greche di darle asilo. E sorte ancora peggiore tocca alla povera
Callisto, una delle ninfe devote ad Artemide, per conquistare la quale Zeus ha
assunto sembianze femminili: non appena viene a sapere dell’ennesimo
tradimento, Era, con una magia, la tramuta in orsa, e poi convince Artemide ad
abbatterla con una freccia.
Fin qui si tratta di vendette “coniugali”, legate alla cronica
incapacità di Zeus di restare fedele alla moglie. Ma ce ne sono altre del tutto
gratuite, che scaturiscono solo dal pessimo carattere di Era. La più celebre è
quella legata al “giudizio di Paride”, il concorso di bellezza nel quale il
principe troiano fu chiamato a decidere chi, tra Afrodite, Era e Atena, fosse
più desiderabile. La scelta cadde su Afrodite, e la decisione ebbe conseguenze
fatali: Era, infatti, offesa, avversò Paride e i suoi concittadini per l'intera
guerra di Troia, battendosi con ogni mezzo pur di provocarne la rovina.
LA
SECONDA NASCITA
Solo dopo la sua morte, Eracle si riconciliò con Era. La pace
fu sancita da una cerimonia nella quale l’eroe inscenò una seconda nascita,
stavolta dal grembo di Era. La dea divenne così la madre immortale di Eracle e
questi, ormai assurto al rango di divinità , si riappacificò con lei sposandone
la figlia Ebe.
UN CULTO
DIFFUSO
Il più celebre tempio di Era sorgeva ad Argo, nel Peloponneso,
ma edifici analoghi si trovavano in tutta la Grecia e nelle colonie italiche. A
Samo, ogni anno venivano celebrate feste in onore di Era con la commemorazione
delle sue mitiche nozze con Zeus.
IL
TORMENTO DELLA RUOTA
La bellezza di Era poteva rendere folli gli uomini. Così,
Issione, il re dei Lapiti, tentò un giorno di violentare la dea, che si salvò
solo perché Zeus, intuito il pericolo, sostituì alla moglie una nube con le sue
stesse forme. In seguito il re degli dèi punì duramente Issione, legandolo mani
e piedi a una ruota destinata a rotolare in eterno nel cielo.
IL
PIACERE DEI SESSI
Tra le tante vittime di Era vi fu anche Tiresia, il celebre
veggente. Si racconta infatti che un giorno la dea si fosse messa a discutere
con Zeus su chi, tra l’uomo e la donna, provasse maggior piacere in amore. Era
sosteneva che fosse l’uomo, Zeus la donna. Ormai ai ferri corti, i due decisero
di consultarsi con Tiresia, l’unico che, nella sua esistenza, avesse fatto
esperienza di entrambe le condizioni. E poiché l’indovino aveva dato ragione a
Zeus – dicendo che, se il piacere dell’uomo è pari a uno, quello della donna
arriva a nove – Era, in uno dei suoi soliti e incontrollabili scatti d’ira, lo
accecò.
NOZZE
DIVINE
Il matrimonio tra Zeus ed Era è quasi un unicum nell’ambito del pantheon greco. In effetti, se si escludono
i due sovrani dell’Olimpo e divinità arcaiche come Urano e Gaia o Crono e Rea,
sono ben pochi gli dèi maggiori che vantano tra le loro esperienze il
matrimonio. Le dee, in particolare, appaiono decisamente restie alle nozze:
probabilmente timorose di perdere la loro indipendenza, tutte scelgono la
castità (come Atena, Artemide ed Estia) o relazioni fugaci ancorché feconde
come Demetra.
Fa eccezione, forse per il suo ruolo di dea dell’amore,
Afrodite, il cui matrimonio con Efesto è però frutto degli intrighi di Zeus e
si conclude con un doloroso divorzio.
Quanto agli dèi, a parte Zeus e, appunto, Efesto, gli unici a
scegliere di sposarsi sono Poseidone e Ade: il primo con la nereide Anfitrite,
che diventa così regina dei mari; l’altro con Persefone, figlia di Demetra,
strappata adolescente alla madre e costretta a condividere con il dio, per sei
mesi all’anno, l’ingrato compito di signora dei morti.
Meno recalcitranti nei confronti delle unioni stabili appaiono
invece gli dèi “minori”: Dioniso, per esempio, quando si innamora di Arianna,
non esita a portarla con sé sull’Olimpo e a sposarla davanti a Zeus, donandole
pure, come regalo di nozze, uno splendido diadema d’oro. E analoga
sollecitudine mostra Armonia (figlia di Ares e Afrodite) nei confronti di
Cadmo, al quale si unisce in una cerimonia come la più splendida mai
organizzata da una divinità.
Infine ci sono i matrimoni delle ninfe, abituali compagne di
vita di eroi e re leggendari: il mito greco ne celebra parecchi, ma nessuno
supera per fasto e fama quello tra Peleo e Teti, spesso citato dai poeti
antichi anche perché, indirettamente, fu la causa della guerra di Troia.
COMPRIMARIA
MA NON TROPPO
Meno popolare rispetto a dee come Afrodite e Atena, Era ha
dovuto accontentarsi, nell’arte postclassica, di ruoli da comprimaria. La sue
apparizioni più rilevanti avvengono, in campo letterario, nei poemi mitologici Lo scherno degli dèi di Francesco
Bracciolini e la Feroniade di
Vincenzo Monti. In campo figurativo, Era si trova spesso rappresentata nell’ambito
del giudizio di Paride o al fianco di Zeus (affreschi di Correggio e Annibale
Caracci). In quanto protettrice dei matrimoni, compare in alcuni dipinti del
ciclo rubensiano sulle nozze di Maria de Medici, mentre Veronese e Tintoretto
la dipingono sui soffitti di Palazzo Ducale mentre colma di doni una donna che
personifica Venezia. Poco significativa la presenza di Era nell’arte contemporanea,
dove quasi solo il drammaturgo Sean O’Casey allude a lei nel suo lavoro più
celebre, Giunone e il pavone.