Era una dea al tempo stesso solare e oscura, rassicurante e temuta. Il suo nome evocava negli antichi Greci la fertilità dei campi e il biondeggiare delle messi, perché, in quanto patrona dell’agricoltura, da lei dipendevano la ricchezza dei raccolti e l’abbondanza del cibo. Ma Demetra era anche una divinità notturna: madre della regina degli Inferi Persefone, era considerata un tramite per accedere già da vivi ai misteri dell’Oltretomba.
Divinità
connessa al ciclo della natura, Demetra (la Cerere romana) era quasi sempre
abbinata alla figlia Persefone, con la quale veniva adorata a Eleusi nei culti
misterici. Non aveva invece particolari legami con Gaia, la madre Terra, cui
pure talora veniva associata: mentre infatti Demetra era la dea dei campi e
delle messi, la figura di Gaia rimandava ai miti sulle origini del cosmo che,
insieme al marito Urano, aveva contribuito a generare.
GENEALOGIA DI DEMETRA
Figlia dei
Titani Crono e Rea, Demetra era una delle tre rappresentanti femminili del
numeroso clan degli Olimpi, guidato con ferrea autorità dal signore delle
folgori Zeus. Figura spesso defilata nelle lotte e negli intrighi di potere,
ebbe tuttavia amanti importanti, come i fratelli Zeus e Poseidone. Insieme al
primo generò Persefone, la sua figlia prediletta, poi rapita e sposata con
l’inganno da Ade, il re dei morti. Dalle avances del secondo tentò invece di
sottrarsi in ogni modo, fino al punto di assumere le sembianze di una giumenta.
Ma proprio questa trasformazione le fu fatale: Poseidone, infatti, assunta la
forma di un cavallo, riuscì infine a possederla. Dal loro rapporto nacquero
Arione, un mitico cavallo a cui si attribuiva il dono della parola, e una
misteriosa figlia della quale era vietato pronunciare persino il nome (la si
chiamava la Dama o la Padrona). Altro celebre amore di Demetra fu quello per
Iasione, un giovane cacciatore cretese al quale si concesse in un campo arato
tre volte e che fu, secondo alcuni miti, ucciso con un fulmine da Zeus, in un
impeto di gelosia. Dalla loro unione nacque Pluto, dio greco della ricchezza.
IL LUNGO ESILIO
La fama di
Demetra è legata soprattutto al mito del rapimento di Persefone. La fanciulla,
che cresceva felice tra le ninfe della Sicilia, fu sorpresa da dio dei morti
Ade mentre coglieva un giglio in un prato e trascinata negli Inferi. Cominciò
allora per Demetra la lunga ricerca della figlia, una dolente peregrinazione
che la condusse a percorrere a piedi l’intero mondo. Per nove giorni e nove
notti, senza mangiare né bere, la dea errò da un capo all’altro della terra,
con una fiaccola accesa nelle mani. Infine, disperata, si rivolse al Sole,
l’unico che, dall’alto, poteva aver visto tutto. E il dio le svelò il nome del
rapitore.
Furiosa,
Demetra si rifiutò di tornare sull’Olimpo finché non le fosse stata restituita
Persefone. Assunte le sembianze di una vecchia, accettò dapprima l’ospitalità
di un’anziana donna, il cui figlio Stellione osò però deriderla per l’avidità
con cui si dissetava da una brocca: e
lei, per ripicca, lo trasformò in lucertola. Poi approdò a Eleusi, dove si mise
al servizio della regina Metanira, moglie di Celeo, come nutrice del piccolo
Demofonte. Affezionatasi al bambino, la dea volle donargli l’immortalità
purificandolo nel fuoco; ma poiché l’intervento di Metanira glielo impedì, si
fece riconoscere. Prima di lasciare la casa, affidò all’altro figlio di
Metanira, Trittolemo, il compito di diffondere nel mondo la coltivazione del
grano.
Nel
frattempo, l’esilio volontario di Demetra aveva reso la Terra sterile. Zeus,
perciò, intervenne, ordinando ad Ade di restituire Persefone alla madre. La
cosa, però, non era più possibile, in quanto la fanciulla aveva mangiato un
chicco di melagrano che la legava per sempre agli Inferi. Zeus, quindi, fu costretto a escogitare un
compromesso: Demetra sarebbe tornata sull’Olimpo e Persefone avrebbe diviso
l’anno fra l’Oltretomba e sua madre. La Terra riprese così a dare i suoi
frutti, ma solo nei mesi estivi, quando Demetra, felice per la vicinanza della
figlia, rende fertili i campi.
I MISTERI ELEUSINI
Il culto di
Demetra era diffuso in tutte le aree rurali della Grecia, ma principalmente in
Attica dove, secondo alcune leggende ateniesi, aveva avuto origine l’agricoltura.
Ogni anno, in autunno, gli abitanti delle regioni onoravano con grande fasto la
dea nei Misteri Eleusini, una tra le festività più importanti dell’intero mondo
ellenico. Si trattava di riti di tipo esoterico, riservati ai soli adepti, che
potevano accedervi attraverso un percorso iniziatico. Le cerimonie, collocate
in principio a ottobre, prendevano il via con il bagno purificatore dei fedeli,
che si immergevano nelle acque del Pireo, il porto di Atene, o in due ruscelli
cari a Demetra e Persefone. Partiva quindi la grande processione verso Eleusi,
situata a circa trenta chilometri dalla capitale: il cammino si svolgeva lungo
una via sacra costellata di tempietti, davanti ai quali i fedeli si
fermavano a pregare e compiere
sacrifici.
All’arrivo a
Eleusi, la sera, i pellegrini raggiungevano il cortile del tempio dove trascorrevano
gran parte della notte eseguendo canti e danze in onore di Demetra. Questa parte
dei riti era aperta a tutti.
La mattina
seguente, invece, avevano inizio i riti misterici veri e propri, che duravano
alcuni giorni e si svolgevano all’interno di un edificio sacro noto come Telesterion. Il contenuto di queste
cerimonie non ci è noto, ma si presume che esse comprendessero una sorta di
deambulazione sacra all’interno del tempio, con canti, letture, travestimenti e
uso di maschere. Oggetto del rito doveva essere la rievocazione del rapimento
di Persefone e della dolorosa ricerca di Demetra. Il momento culminante era
quello in cui lo ierofante, il sacerdote, annunciava ai fedeli il ritorno della
dea rapita. Nati come culto agrario volto a propiziare l’abbondanza dei
raccolti, i Grandi Misteri (da non confondere con i primaverili Piccoli
Misteri, che avevano funzione essenzialmente preparatoria) assunsero però anche
carattere salvifico: quanti vi partecipavano, infatti, si assicuravano la
beatitudine nell’Oltretomba, indipendentemente dal loro comportamento in vita e
dal rispetto delle regole morali.
L’ESTASI DIONISIACA
Accanto a
Demetra, l’altra grande divinità misterica del mondo greco era Dioniso, il dio
del vino. Nel suo caso, però, i riti di iniziazione avevano carattere
marcatamente femminile e non erano legati a un tempio particolare.
UNA DEA “AGRICOLA”
Il culto di
Demetra, dea legata alle messi e al ciclo delle stagioni, era particolarmente
diffuso nelle regioni con un’economia incentrata sulla coltivazione del
frumento, come la Sicilia e altre zone della Magna Grecia.
TRITTOLEMO E LE TESMOFORIE
Alla figura
di Demetra erano dedicate anche le Tesmoforie, una festa religiosa che
celebrava la dea in quanto fondatrice dell’agricoltura, del matrimonio e del vivere civile. Secondo alcune leggende,
a istituire la festa era stato Trittolemo, il figlio di Celeo, ritenuto
particolarmente caro a Demetra.
LA CERERE MODERNA
La storia
del triste esilio sulla Terra di Demetra ha un riflesso nella letteratura solo
a partire dal XVII secolo. A quell’epoca, infatti, risale il poema Troia Britanica dell’inglese Thomas
Heywood, dove la latina Cerere prega Ercole di aiutarla a ritrovare la figlia. In
seguito Demetra è protagonista di una poesia di Friedrich Schiller, di un
monologo di Alfred Tennyson e di un racconto dei Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese. In campo pittorico, le più
celebri rappresentazioni di Demetra sono firmate da Antoine Watteau, Luca
Giordano e Hans von Aachen (che la raffigura in compagnia di Eros e Dioniso). Da
segnalare anche un dipinto del fiammingo Jacob Jordaens e una statua di Auguste
Rodin. Rare sono le opere musicali sulla dea, ma tra queste la più notevole è
forse una cantata di Karol Szimanoswki per soprano, coro femminile e orchestra.