lunedì 12 novembre 2012

DEMETRA (CERERE)


 Era una dea al tempo stesso solare e oscura, rassicurante e temuta. Il suo nome evocava negli antichi Greci la fertilità dei campi e il biondeggiare delle messi, perché, in quanto patrona dell’agricoltura, da lei dipendevano la ricchezza dei raccolti e l’abbondanza del cibo. Ma Demetra era anche una divinità notturna: madre della regina degli Inferi Persefone, era considerata un tramite per accedere già da vivi ai misteri dell’Oltretomba.
Divinità connessa al ciclo della natura, Demetra (la Cerere romana) era quasi sempre abbinata alla figlia Persefone, con la quale veniva adorata a Eleusi nei culti misterici. Non aveva invece particolari legami con Gaia, la madre Terra, cui pure talora veniva associata: mentre infatti Demetra era la dea dei campi e delle messi, la figura di Gaia rimandava ai miti sulle origini del cosmo che, insieme al marito Urano, aveva contribuito a generare.

GENEALOGIA DI DEMETRA

Figlia dei Titani Crono e Rea, Demetra era una delle tre rappresentanti femminili del numeroso clan degli Olimpi, guidato con ferrea autorità dal signore delle folgori Zeus. Figura spesso defilata nelle lotte e negli intrighi di potere, ebbe tuttavia amanti importanti, come i fratelli Zeus e Poseidone. Insieme al primo generò Persefone, la sua figlia prediletta, poi rapita e sposata con l’inganno da Ade, il re dei morti. Dalle avances del secondo tentò invece di sottrarsi in ogni modo, fino al punto di assumere le sembianze di una giumenta. Ma proprio questa trasformazione le fu fatale: Poseidone, infatti, assunta la forma di un cavallo, riuscì infine a possederla. Dal loro rapporto nacquero Arione, un mitico cavallo a cui si attribuiva il dono della parola, e una misteriosa figlia della quale era vietato pronunciare persino il nome (la si chiamava la Dama o la Padrona). Altro celebre amore di Demetra fu quello per Iasione, un giovane cacciatore cretese al quale si concesse in un campo arato tre volte e che fu, secondo alcuni miti, ucciso con un fulmine da Zeus, in un impeto di gelosia. Dalla loro unione nacque Pluto, dio greco della ricchezza.

IL LUNGO ESILIO

La fama di Demetra è legata soprattutto al mito del rapimento di Persefone. La fanciulla, che cresceva felice tra le ninfe della Sicilia, fu sorpresa da dio dei morti Ade mentre coglieva un giglio in un prato e trascinata negli Inferi. Cominciò allora per Demetra la lunga ricerca della figlia, una dolente peregrinazione che la condusse a percorrere a piedi l’intero mondo. Per nove giorni e nove notti, senza mangiare né bere, la dea errò da un capo all’altro della terra, con una fiaccola accesa nelle mani. Infine, disperata, si rivolse al Sole, l’unico che, dall’alto, poteva aver visto tutto. E il dio le svelò il nome del rapitore.
Furiosa, Demetra si rifiutò di tornare sull’Olimpo finché non le fosse stata restituita Persefone. Assunte le sembianze di una vecchia, accettò dapprima l’ospitalità di un’anziana donna, il cui figlio Stellione osò però deriderla per l’avidità con cui  si dissetava da una brocca: e lei, per ripicca, lo trasformò in lucertola. Poi approdò a Eleusi, dove si mise al servizio della regina Metanira, moglie di Celeo, come nutrice del piccolo Demofonte. Affezionatasi al bambino, la dea volle donargli l’immortalità purificandolo nel fuoco; ma poiché l’intervento di Metanira glielo impedì, si fece riconoscere. Prima di lasciare la casa, affidò all’altro figlio di Metanira, Trittolemo, il compito di diffondere nel mondo la coltivazione del grano.
Nel frattempo, l’esilio volontario di Demetra aveva reso la Terra sterile. Zeus, perciò, intervenne, ordinando ad Ade di restituire Persefone alla madre. La cosa, però, non era più possibile, in quanto la fanciulla aveva mangiato un chicco di melagrano che la legava per sempre agli Inferi.  Zeus, quindi, fu costretto a escogitare un compromesso: Demetra sarebbe tornata sull’Olimpo e Persefone avrebbe diviso l’anno fra l’Oltretomba e sua madre. La Terra riprese così a dare i suoi frutti, ma solo nei mesi estivi, quando Demetra, felice per la vicinanza della figlia, rende fertili i campi.


I MISTERI ELEUSINI

Il culto di Demetra era diffuso in tutte le aree rurali della Grecia, ma principalmente in Attica dove, secondo alcune leggende ateniesi, aveva avuto origine l’agricoltura. Ogni anno, in autunno, gli abitanti delle regioni onoravano con grande fasto la dea nei Misteri Eleusini, una tra le festività più importanti dell’intero mondo ellenico. Si trattava di riti di tipo esoterico, riservati ai soli adepti, che potevano accedervi attraverso un percorso iniziatico. Le cerimonie, collocate in principio a ottobre, prendevano il via con il bagno purificatore dei fedeli, che si immergevano nelle acque del Pireo, il porto di Atene, o in due ruscelli cari a Demetra e Persefone. Partiva quindi la grande processione verso Eleusi, situata a circa trenta chilometri dalla capitale: il cammino si svolgeva lungo una via sacra costellata di tempietti, davanti ai quali i fedeli si fermavano  a pregare e compiere sacrifici.
All’arrivo a Eleusi, la sera, i pellegrini raggiungevano il cortile del tempio dove trascorrevano gran parte della notte eseguendo canti e danze in onore di Demetra. Questa parte dei riti era aperta a tutti.
La mattina seguente, invece, avevano inizio i riti misterici veri e propri, che duravano alcuni giorni e si svolgevano all’interno di un edificio sacro noto come Telesterion. Il contenuto di queste cerimonie non ci è noto, ma si presume che esse comprendessero una sorta di deambulazione sacra all’interno del tempio, con canti, letture, travestimenti e uso di maschere. Oggetto del rito doveva essere la rievocazione del rapimento di Persefone e della dolorosa ricerca di Demetra. Il momento culminante era quello in cui lo ierofante, il sacerdote, annunciava ai fedeli il ritorno della dea rapita. Nati come culto agrario volto a propiziare l’abbondanza dei raccolti, i Grandi Misteri (da non confondere con i primaverili Piccoli Misteri, che avevano funzione essenzialmente preparatoria) assunsero però anche carattere salvifico: quanti vi partecipavano, infatti, si assicuravano la beatitudine nell’Oltretomba, indipendentemente dal loro comportamento in vita e dal rispetto delle regole morali.

L’ESTASI DIONISIACA

Accanto a Demetra, l’altra grande divinità misterica del mondo greco era Dioniso, il dio del vino. Nel suo caso, però, i riti di iniziazione avevano carattere marcatamente femminile e non erano legati a un tempio particolare.

UNA DEA “AGRICOLA”

Il culto di Demetra, dea legata alle messi e al ciclo delle stagioni, era particolarmente diffuso nelle regioni con un’economia incentrata sulla coltivazione del frumento, come la Sicilia e altre zone della Magna Grecia.


TRITTOLEMO E LE TESMOFORIE

Alla figura di Demetra erano dedicate anche le Tesmoforie, una festa religiosa che celebrava la dea in quanto fondatrice dell’agricoltura, del matrimonio  e del vivere civile. Secondo alcune leggende, a istituire la festa era stato Trittolemo, il figlio di Celeo, ritenuto particolarmente caro a Demetra.

LA CERERE MODERNA

La storia del triste esilio sulla Terra di Demetra ha un riflesso nella letteratura solo a partire dal XVII secolo. A quell’epoca, infatti, risale il poema Troia Britanica dell’inglese Thomas Heywood, dove la latina Cerere prega Ercole di aiutarla a ritrovare la figlia. In seguito Demetra è protagonista di una poesia di Friedrich Schiller, di un monologo di Alfred Tennyson e di un racconto dei Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese. In campo pittorico, le più celebri rappresentazioni di Demetra sono firmate da Antoine Watteau, Luca Giordano e Hans von Aachen (che la raffigura in compagnia di Eros e Dioniso). Da segnalare anche un dipinto del fiammingo Jacob Jordaens e una statua di Auguste Rodin. Rare sono le opere musicali sulla dea, ma tra queste la più notevole è forse una cantata di Karol Szimanoswki per soprano, coro femminile e orchestra.