Il suo nome, in
greco, significa “tutto”, ed è forse per questa ragione che Pan, pur non
facendo parte degli dèi dell’Olimpo, era spesso visto dai filosofi come una
sorta di divinità universale, un demone primordiale che presiedeva a ogni
manifestazione della natura. Nella coscienza collettiva greca, tuttavia, Pan
era conosciuto come dio dei campi e delle greggi, un esuberante uomo-capro che
vagava per i boschi suonando, danzando e tendendo agguati amorosi alle ninfe.
Divinità legata
alla terra e alla fertilità dei campi, Pan appare, nei miti greci, come una
figura ambivalente. Bonario e generoso verso i pastori, può però rivelarsi
molto pericoloso, trasformandosi in un irrequieto demone delle foreste che
terrorizza ninfe e viandanti suscitando in loro il cosiddetto “timor panico”.
GENEALOGIA DI PAN
Le origini del dio
Pan sono tutt’altro che chiare. Sull’identità dei suoi genitori, infatti,
esistono decine di ipotesi, spesso discordanti tra di loro. La più curiosa,
elaborata dallo scrittore Luciano di Samosata, individua la madre del dio in
Penelope, moglie di Ulisse: la regina di Itaca avrebbe tradito il marito durante
la sua lunga assenza da Itaca, accoppiandosi con il dio Ermes in forma di capro
e generando con lui il mostruoso Pan. Una variante dello stesso mito sostiene
invece che Penelope si sia concessa a turno a tutti i Proci, e che da questa
unione multipla sia nato il dio dei boschi. Secondo un’altra genealogia, Pan
sarebbe invece frutto degli amori tra Ermes e la ninfa Driope, la quale, una
volta partorito il dio, per disgusto del suo aspetto lo abbandonò in un bosco.
Allora Ermes, premuroso, lo condusse con sé sull’Olimpo, dove Zeus e gli altri
dèi lo presero subito a ben volere, ribattezzandolo Pan perché la sua nascita
rallegrava i cuori di “tutti”. Altre filiazioni di Pan lo fanno discendere da
Zeus e Ibris, personificazione dell’insolenza, oppure da Zeus e la ninfa
Callisto. C’è chi identifica i genitori di Pan in Crono e Rea, padre e madre di
Zeus, oppure in Urano e Gaia, divinità della prima generazione. Infine un mito
romano attribuisce la paternità del dio a un pastore italico di nome Crati, che
l’avrebbe generato fecondando una capra.
SOLITARIO E PIGRO
Originario
dell’Arcadia, nel cuore del Peloponneso, Pan era adorato non solo in Grecia ma
in tutto il Mediterraneo, come dimostra la sua identificazione a Roma con il
latino Fauno. Dio dei boschi e del bestiame, dei pastori e dei cacciatori, era
descritto dagli antichi come un ibrido tra uomo e capra, con il volto grinzoso
e barbuto, due corna sulla testa, il petto villoso e le zampe da caprone.
Agilissimo e molto veloce, trascorreva gran parte del suo tempo a zonzo per i
boschi, portando le greggi al pascolo, allevando api e aiutando i cacciatori a
snidare le prede. Era ritenuto anche l’inventore della siringa, il flauto a più
canne dei pastori, con il quale guidava le danze delle ninfe e produceva melodie
meravigliose. Solitario e pigro, amava riposarsi tra i cespugli o al riparo
delle grotte, dove nelle ore più calde della giornata sonnecchiava a lungo. Era
allora pericoloso svegliarlo, poiché reagiva lanciando urla acutissime, le
stesse con le quali aveva messo in fuga il gigante Tifone mentre tentava di
eliminare Zeus. La voracità sessuale di Pan era leggendaria: amava con uguale
trasporto uomini, donne e ninfe, che coglieva di sorpresa nei boschi e
possedeva con le buone o con le cattive. Aveva anche fama, quando la caccia
amorosa non aveva dato frutti, di cercare da solo il proprio piacere. Le
leggende che lo riguardano sono poche, e tutte di epoca tarda. La maggior parte
si incentrano sui suoi amore con le ninfe (da una di esse, Eco, ebbe due figli,
Iungo e Iambe) e sull’inganno perpetrato ai danni di Selene: la dea della Luna
aveva più volte respinto i suoi approcci, ma Pan riuscì ugualmente a possederla
presentandosi a lei coperto da un vello bianco, così da celare il proprio
aspetto caprino.
L’AMORE PER SIRINGA
Una delle ninfe
più amate da Pan fu la bella Siringa, che egli inseguì invano dal monte Liceo
fino al fiume Ladone. Qui ella, pur di sfuggire agli assalti del dio, si
trasformò in giunco, e poiché Pan non riusciva a distinguerlo dagli altri che
crescevano in riva al fiume, tagliò alcuni fusti a caso e con essi fabbricò la
siringa, uno zufolo a più canne che da allora volle sempre con sé.
SFRUTTATO E DISPREZZATO
Gli dèi
dell’Olimpo, pur disprezzando Pan per la sua bruttezza e per i modi incivili,
non esitarono ad approfittarne dei suoi doni. Così Apollo apprese da lui l’arte
della profezia ed Ermes copiò lo zufolo che Pan aveva creato, spacciandolo poi
per una sua invenzione.
DUELLO DI NOTE
Come il satiro
Marsia, anche Pan osò sfidare Apollo, dio della lira, in una gara musicale. I
due suonarono al cospetto di una giuria che, all’unanimità, assegnò la vittoria
ad Apollo. Solo Mida, re di Frigia, contestò il verdetto, e per questo Apollo
lo punì facendogli crescere due orecchie d’asino.
LA MORTE ANNUNCIATA
Secondo lo storico
Plutarco, Pan fu l’unico dio dell’antica Grecia a morire. La notizia della sua
scomparsa sarebbe stata data a un mercante di nome Tamo che, mentre navigava in
direzione dell’Italia, sentì una voce divina ordinargli dal mare di annunciare
a tutti la morte del grande Pan. Il mercante obbedì all’ordine, e per l’intera
Grecia si diffusero dolore e incredulità.
CREATURE DEI BOSCHI
Simili a Pan per
aspetto e abitudini, ma privi di una identità individuale, i Satiri erano i
mitici componenti della corte di Dioniso, esseri semiselvaggi che scorrazzavano
per i boschi insidiando ninfe e Menadi e intimorendo tutti coloro che
incontravano. In genere raffigurati come esseri umani dagli attributi
animaleschi (le orecchie appuntite da equino, le piccole corna, la coda da
cavallo o da capro, il fallo eretto), impersonavano la fecondità e l’energia
vitale della natura, celebrata dai riti dionisiaci. Amanti del vino e dei
piaceri orgiastici, i Satiri non perdevano l’occasione di ubriacarsi e avevano,
come Pan, una vera passione per la musica: sapevano suonare quasi tutti gli
strumenti e amavano rallegrare Dioniso con i loro allegri concerti,
accompagnati da sfrenate danze collettive. Difficilmente distinguibili dai
Satiri, dei quali forse erano semplicemente più vecchi, i Sileni erano
anch’essi creature del bosco, nati dagli amori di Ermes con le ninfe dei boschi
o, forse, con le Naiadi. Associati da sempre al corteo di Dioniso, erano come i
Satiri di natura divina ma non immortale, e si rendevano spesso protagonisti di
risse e aggressioni nei confronti di ninfe e dee (tra cui Era e Iride). Uno di
essi, Sileno, assunse nella mitologia greca un risalto particolare, tanto da
venire indicato come l’educatore del piccolo Dioniso. La transizione dalla mitologia
ellenistica a quella latina complicò ancor di più il quadro delle creature
silvestri, in quanto a Satiri e Sileni si affiancarono (e in parte
sovrapposero) anche i Fauni, senza una chiara distinzione tra le tre classi.
Oltretutto Fauno era anche un antichissimo dio romano, successivamente
identificato con il greco Pan, e talvolta fatto coincidere con Evandro, re di
epoca preromana. Per non parlare di Silvano, il dio delle foreste, in cui
confluivano parte dei poteri attribuiti dai Greci a Pan.
ALLA RICERCA DEL DIO DISPERSO
Dopo la fine di
Roma, la figura del dio Pan andò sempre più confondendosi con quella di satiri
e fauni. Tuttavia la sua individualità non fu del tutto cancellata, se pittori
come Luca Signorelli, Nicolas Poussin e Jacob Jordaen vollero dedicargli propri
dipinti. In campo letterario, Pan compare nel poema Arcadia di Jacopo Sannazaro e in molte liriche bucoliche dei membri
dell’Accademia dell’Arcadia, un circolo di eruditi che scelse la siringa del
dio come proprio emblema. Tra il XIX e il XX secolo, l’irlandese Joseph
Stephens fece di Pan uno dei protagonisti del romanzo fiabesco La pentola dell’oro, mentre lo scrittore
Arthur Machen (Il grande dio Pan) lo
trasformò in una sorta di demone progenitore dell’intera umanità. Di Pan
tratta, indirettamente, il film Percy
Jackson e gli dèi dell’Olimpo, di Chris Columbus, dove il satiro Grover
Underwood ambisce a ritrovare le tracce del disperso uomo-capro. Più centrale
la figura di Pan nel pensiero di James Hillman, psicanalista di scuola
junghiana che vede nel dio l’inventore della sessualità non procreativa.