domenica 3 luglio 2011

IL MINOTAURO





Era un mostro famelico e feroce, un ibrido nato dalla passione della regina di Creta per un toro. In lui gli antichi vedevano l'emblema dell'istinto bestiale, che sfuggiva al controllo della ragione. Il suo regno era il labirinto di Cnosso.
Del Minotauro sappiamo solo che aveva testa di toro su corpo umano e che viveva in un labirinto. Eppure la sua fama è giunta fino a noi. Forse perchè in lui convivono due nature: quella feroce del mostro e quella tragica del "diverso", condannato ad una prigionia senza scampo.

GENEALOGIA DEL MINOTAURO

Creatura sciagurata e terribile, il Minotauro ha però origini divine. Attraverso la madre Pasifae discende dalla ninfa oceanina Perseide e dal dio del sole Elio, la cui capacità di vedere e sentire tutto ciò che accade nel cosmo si contrappone allo sguardo limitato dell'uomo-toro, circoscritto dalle mura del labirinto.
Da parte di padre, il Minotauro è invece legato a Poseidone, cui assomiglia per il carattere vendicativo e bizzoso: fu infatti il dio del mare a inviare a Creta, in risposta a una richiesta di Minosse, il toro bianco che, unendosi a Pasifae, generò il mostro. Tramite il padre putativo Minosse, infine, il Minotauro discende nientemeno che da Zeus, il signore degli dèi, che generò il futuro re di Creta con Europa, cui si congiunse - non a caso - sotto forma di toro.

MINOSSE E IL TORO

La maledizione colpì Creta il giorno stesso in cui Minosse, sovrano dell'isola, tradì i patti stipulati con Poseidone. Il vecchio re Asterione, padre putativo di Minosse, era appena morto e nel palazzo reale di Cnosso infuriava la lotta tra gli eredi per la successione. Volendo legittimare le sue pretese sul trono, Minosse dichiarò allora ai fratelli che, qualunque cosa avesse chiesto agli dèi, questi gliel'avrebbero concessa. E per dimostrarlo pregò Poseidone di far spuntare dalle acque di Creta un toro bianco. Subito un toro di abbagliante candore nuotò fino a riva. Di fronte a un tale segno del favore divino, i fratelli concessero a Minosse di sedere sul trono cretese. Ma, una volta al potere, il neo-sovrano si rimangiò la promessa fatta al dio del mare e non gli sacrificò il toro che questi gli aveva inviato. Poseidone, furioso, decise allora di vendicarsi facendo inferocire la bestia, che devastò l'isola da cima a fondo. Poi, prima che Eracle catturasse il toro nella settima fatica, fece in modo che Pasifae, regina di Creta, concepisse un'attrazione morbosa per la belva: un amore "impossibile" dal quale ebbe inizio la rovina della casa di Minosse.

LA VACCA DI LEGNO

Per appagare il folle desiderio da cui era divorata, Pasifae si rivolse a Dedalo, l'architetto di corte, che fabbricò per lei una vacca di legno in tutto e per tutto simile al vero. Poi aiutò Pasifae a sistemarsi all'interno del simulacro e spinse la statua vicino al toro. Dall'unione tra i due nacque il Minotauro, un essere talmente mostruoso che, sin dalla nascita, Minosse impedì che fosse mostrato in pubblico.

IL PRIGIONIERO

Nel tentativo di tenere nascosta l'esistenza del Minotauro, Minosse ordinò a Dedalo di costruire un palazzo composto da migliaia di stanze, disposte in modo tale che solo colui che l'aveva progettato potesse orientarvisi. Poi vi fece  imprigionare il Minotauro, che in quel labirinto di stanze e corridoi trascorse l'intera esistenza, dalla nascita fino al fatale incontro con Teseo.  

UN TRIBUTO SANGUINOSO

Minosse aveva un figlio, Androgeo, che aveva perso la vita tentando di catturare il toro di Maratona. Di quella morte Minosse incolpò il re ateniese Egeo e, per vendicarla, mosse guerra alla città greca. L'esito del conflitto, favorevole a Minosse, costò agli sconfitti un pesante tributo: ogni anno da Atene dovevano giungere a Creta sette fanciulli e sette fanciulle di nobile stirpe, destinati a essere dati in pasto al Minotauro. Un sacrificio che durò fino a che Teseo, figlio di Egeo, non uccise il Minotauro.



TESEO VINCITORE

Quando per la terza volta Atene si trovò a pagare il proprio pegno di sangue a Minosse, Teseo chiese al padre Egeo il permesso di recarsi a Creta per uccidere il Minotauro. Salpato con i fanciulli ateniesi destinati al sacrificio, l'eroe navigò fino all'isola di Minosse, dove Arianna, la figlia del re, si innamorò di lui e gli regalò un gomitolo di filo. Utiliazzandolo secondo le indicazioni fornite da Dedalo ad Arianna, Teseo non avrebbe avuto difficoltà a orientarsi nel labirinto: sarebbe bastato infatti che l'eroe srotolasse il gomitolo alle sue spalle mentre si inoltrava nell'edificio, e al ritorno, seguendo il filo, avrebbe ritrovato la via d'uscita. Rinfrancato da questi suggerimenti, Teseo entrò nel labirinto e affrontò il Minotauro. Il mito non racconta come si svolse la sfida, ma soltanto che Teseo ebbe la meglio, infilzando l'uomo-toro con una spada donatagli di nascosto da Arianna. L'eroe ripercorse quindi in senso inverso la strada fatta all'andata e, trovata l'uscita dal labirinto, fuggì via mare da Creta insieme ad Arianna, vanamente inseguito dalla flotta di Minosse. I due si rifugiarono sull'isola di Nasso, dove Teseo, tradendo la fiducia della fanciulla, la abbandonò al suo destino. Fece quindi rotta verso le coste native dell'Attica, ansioso di comunicare al padre il proprio trionfo. 

LE VELE NERE

Teseo si era accordato col padre che, nel caso fosse riuscito a uccidere il Minotauro, al ritorno da Creta avrebbe issato vele bianche anzichè nere sulla sua nave. Ma, una volta giunto in vista di Atene, si scordò di farlo. Così Egeo, pensando che il figlio fosse morto, si gettò in mare dalla scogliera. Toccò quindi a Teseo divenire re di Atene, salendo sul trono che gli dèi sin dalla nascita gli avevano destinato.

DESTINI INCROCIATI

Che cosa accadde ai protagonisti del mito dopo la morte del Minotauro?
A questa domanda è possibile dare una risposta parziale. Della sorte di Pasifae, per esempio, sappiamo poco o nulla. Arianna invece sposò il dio Dioniso, che però secondo alcuni la fece uccidere da Afrodite per gelosia. Teseo, dopo l'uccisione del Minotauro, compì molte altre imprese, tra cui un'avventurosa discesa agli inferi. Quanto a Minosse, morì per mano di Dedalo. Infuriato con quest'ultimo per l'aiuto offerto a Teseo al momento di uscire dal labirinto, il sovrano lo inseguì ovunque, ma finì ucciso da Dedalo con un getto di pece bollente, rovesciato attraverso un buco nel soffitto della sua stanza da bagno. 

I MINOTAURI MODERNI

Il Minotauro è ancora vivo e parla al nostro immaginario. Lo dimostrano le decine di opere contemporanee, sia figurative che letterarie, ispirate alla figura del mostro cretese. Celebre per esempio la rilettura del mito fatta da Jorge Luis Borges nel racconto La casa di Asterione (1949), in cui il Minotauro prende la parola e racconta con toni straniati la propria diversità. Sulla stessa linea Il Minotauro (1985) dello svizzero Friedrich Durrenmatt, che fa del mostro una creatura primitiva vittima degli inganni umani. In campo pittorico, la figura del Minotauro ha ispirato artisti come Klimt, Picasso e Dalì, mentre al cinema ha fatto epoca Shining, di Stanley Kubrick, un film solo apparentemente distante dal racconto greco ma in realtà intriso delle sue suggestioni.

PARASSITA ALIENO

Nel film Alien (1979), dell'americano Ridley Scott, il sanguinario parassita che si aggira per i condotti di raffreddamento della navicella Nostromo evoca l'immagine del Minotauro annidato nei corridoi del labirinto.



LA SOLITUDINE DEL MOSTRO

Per il racconto La casa di Asterione, Borges ha dichiarato di essersi ispirato anche ad una tela del 1885, opera del pittore inglese George Watts, che ha raffigurato un Minotauro riflessivo e malinconico, assorto nella contemplazione dell'orizzonte.

I LABIRINTI IN SHINING

Ispirato all'omonimo romanzo di Stephen King, Shining di Stanley Kubrick (1980) gravita attorno a due labirinti: quello di siepi nel quale è girato l'inseguimento finale e quello costruito dai corridoi dell'Overlook Hotel, che convergono verso il salone centrale, presidiato da un Jack Nicholson assimilabile, nella sua ferocia, a un Minotauro moderno.