mercoledì 20 luglio 2011
CERBERO
Gli autori greci descrivevano l'Aldilà come un luogo oscuro e desolato, popolato da mostri che sorvegliavano e intimorivano le anime dei defunti. Tra queste creature, la più temuta era Cerbero, un famelico cane a tre teste che presidiava l'ingresso dell'Ade. Un compito a cui Cerbero si dedicava con solerte ferocia, spezzando le illusioni di colore che, dopo la morte, pensavano di poter sfuggire agli abissi tenebrosi dell'Oltretomba.
Fauci ringhianti da mastino, una coda cosparsa di aculei, la schiena ricoperta di vipere: così i poeti anichi immaginavano Cerbero, il cane da guardia degli inferi, un mostro che, con le sue tre teste, simbolizzava la perdita del passato, del presente e del futuro legata alla morte.
GENEALOGIA DI CERBERO
Il feroce CERBERO aveva ereditato la sua natura mostruosa dai genitori: il padre TIFONE, figlio di TARTARO e di GAIA, era un gigante alato con cento teste, occhi fiammeggianti e la parte inferiore del corpo composta da due spire di serpente. La madre ECHIDNA, invece, nata dall'unione delle divinità marine FORCO e CETO (ma una differente tradizione la faceva discendere dal gigante CRISAOR), aveva un busto da donna innestato su una coda di vipera. Dagli amori tra Tifone ed Echidna ebbe origine Cerbero, che prese dal padre le dimensioni gigantesche e la forza bruta, mentre dalla madre ereditò la voracità (si diceva che Echidna divorasse tutti i passanti che transitavano davanti alla sua grotta, in Cilicia). Oltre al cane infernale, i due mostruosi compagni avevano anche altri figli, tutti parimenti terrificanti: dall'IDRA DI LERNA, sopraffatta da Eracle in occasione della seconda fatica, ad ORTRO, il cane a più teste che vigilava sulle mandrie di Gerione, fino alla CHIMERA, il leggendario animale, per metà capra e per metà leone, ucciso da Bellerofonte.
A GUARDIA DEI MORTI
Cerbero dimorava lungo le rive del fiume Stige, nel punto in cui il nocchiero Caronte, attraversate con la sua imbarcazione le acque scure dell'Acheronte, depositava le anime dei defunti destinate all'Ade. Non appena sbarcati, i nuovi arrivati trovavano ad accoglierli il cane infernale, che li scortava ringhiando fino all'ingresso degli Inferi e si allontanava solo quando era certo che tutti avessero varcato quella soglia fatale. Se qualcuno tentava di fuggire, Cerbero lo inseguiva e lo riportava indietro a forza, non senza averlo prima dilaniato con le sue zanne. Nessun dono poteva placare la furia di Cerbero; al più si poteva ammansire per qualche istante l'ira della belva gettandole in pasto la focaccia di miele che i Greci, proprio a tale scopo, ponevano nella tomba accanto al defunto. Solo pochi eroi avevano avuto il privilegio di vedere Cerbero da vivi: tra costoro Eracle, l'unico insieme ad Ade, dio dell'Oltretomba, a essere riuscito a domarlo. Eracle discese agli Inferi su ordine di Euristeo, re di Tirinto e Micene, che come dodicesima e ultima fatica gli aveva imposto proprio di riportare Cerbero sulla terra. L'ero si presentò dunque ad Ade e gli chiese il permesso di condurre con sè il cane. Ade dapprima glielo negò, ma poi acconsentì alla richiesta dell'eroe, a patto che questi riuscisse ad addomesticare Cerbero a mani nude. Impresa che, puntualmente, l'eroe portò a termine, dimostrandosi più forte persino della morte.
DOMATO DA ERACLE
Non appena si trovò dinanzi Cerbero, Eracle gli si avventò contro e lo soggiogò. Poi lo legò con pesanti catene e lo trascinò fino a Tirinto, dove Euristeo, vedendo il mastino infernale giungere al guinzaglio del cugino Eracle, ne ebbe così paura che si rifugiò in una giara.
IL POTERE DEL CANTO
Un altro personaggio mitologico greco riuscì ad eludere la feroce guardia di Cerbero e a varcare le soglie dell'Oltretomba. Si tratta di Orfeo, il cantore e poeta tracio che si spinse fino negli Inferi per recuperare la moglie Euridice, morta per il morso velenoso di un serpente. Orfeo non aveva il vigore fisico di Eracle, che era riuscito a sopraffare Cerbero con la forza. Aveva però ricevuto in dono dagli dèi l'arte della musica: intonò perciò con la sua lira un canto così irresistibile che Cerbero, come stregato da quella melodia, lo lasciò passare.
ENEA E LA VEGGENTE
Secondo il poeta latino Virgilio, anche il fondatore di Roma, Enea, scese agli Inferi dove incontrò le anime di coloro che avrebbero reso grande la città da lui creata. In questo viaggio l'eroe fu accompagnato dalla Sibilla Cumana, la veggente di Cuma, che lo aiutò a superare la guardia di Cerbero gettando all'insaziabile mostro una focaccia imbevuta di sostanze soporifere.
L'ALDILA' OMERICO
Il regno su cui Cerbero vigilava era, al contrario dell'Aldilà cristiano, un vero e proprio luogo fisico, collocato nelle profondità della Terra e dotato di caratteristiche geografiche precise, anche se mutevoli a seconda delle epoche. Così Omero, nell'Iliade, descrive l'Oltretomba come una terra squallida e spoglia, immersa in una tenebra perenne nella quale vagano, simili a ombre senza coscienza, le anime dei defunti. Per accedervi da vivi bisogna recarsi al Paese dei Cimmeri, una regione sempre avvolta dalle nebbie, dove si trova l'ingresso al regno dei morti. Inoltre, secondo il più grande poeta arcaico greco, coloro che si sono ribellati violentemente agli dèi vengono per punizione sprofondati nel Tartaro, un abisso posto molto al di sotto dell'Ade, dove, per esempio, sono imprigionati i Titani. Agli eroi viene invece riservato un destino di beatitudine nei Campi Elisi, un regno di felicità e pace posto all'estremo occidente della Terra. Con il maturare delle dottrine filosofiche e religiose greche, anche l'immagine dell'Aldilà andò modificandosi. Si affermò per esempio l'idea che le anime avessero sorti diverse a seconda del comportamento più o meno virtuoso tenuto in vita. Inoltre si precisarono i contorni geografici dell'Ade, nel quale scorrevano diversi fiumi, tra cui lo Stige, l'Acheronte, il Flegetonte e il Lete, e si estendeva un'immensa palude detta Acherusia. Dal punto di vista "logistico", il compito di smistare il traffico dei morti era affidato a due figure mostruose, Caronte e Cerbero, mentre la valutazione dei meriti e demeriti dei defunti era affidata a tre giudici inflessibili, Minosse, Eaco e Radamante. Su tutti, defunti, giudici e mostri infernali, regnava Ade, dio degli Inferi, crudele e autoritario quanto la moglie Persefone.
UN DEMONE INFERNALE
Dopo il collasso della civiltà greco-latina, la figura di Cerbero finì per essere assimilata a quella di un demone infernale, sulle tracce dell'interpretazione figurale offerta dai padri della Chiesa, che miravano a incorporare i miti pagani nella tradizione cristiana. Anche il medioevo predilisse l'interpretazione allegorica del personaggio, facendone di volta in volta l'emblema dell'ingordigia, della discordia (per via delle tre teste), delle diverse età dell'uomo (giovinezza, maturità, vecchiaia). L'arte rinascimentale e postrinascimentale riservò scarsa attenzione a Cerbero, che ebbe al più ruoli da comprimario nei dipinti dedicati a Eracle e Orfeo (come il celebre Orfeo ed Euridice di Pieter Paul Rubens). Più massiccia la presenza di Cerbero nella cultura contemporanea, sia in romanzi di successo come Harry Potter e la Pietra Filosofale, di G.K. Rowlings, sia in film dell'orrore (per esempio Cerberus - Il guardiano dell'Inferno, di John Terlesky) e fumetti manga.