martedì 26 luglio 2011
TESEO
E' uno dei grandi eroi del mondo classico, il "rivale" ateniese di Eracle, il cui mito era nato invece nell'area del Peloponneso. Protagonista di un'infinità di battaglie, avventure e imprese (tra cui la celebre uccisione del Minotauro), fu onorato dai suoi concittadini anche come padre della patria, fondatore della potenza ateniese e riformatore delle istituzioni pubbliche cittadine.
Teseo era considerato dai greci il padre di Atene, una città che non aveva fondato ma che, secondo la tradizione, aveva rinnovato e reso grande. Alle sue imprese si facevano risalire l'espansione territoriale di Atene e il suo dominio sull'Attica. Dall'azione politica di Teseo si pensava discendessero invece le istituzioni della democrazia greca.
GENEALOGIA DI TESEO
Esistono due diverse tradizioni sulla nascita di Teseo. La più accreditata fa dell'eroe attico il figlio di EGEO, antico re di Atene, e di ETRA, principessa di Trezene e discendente, attraverso il nonno PELOPE, dal grande ZEUS. Secondo questa tradizione, il concepimento di Teseo sarebbe stato il frutto di un inganno: Egeo, infatti, non riuscendo ad avere figli, si era rivolto all'oracolo di Delfi, che, però, gli aveva risposto in modo oscuro. Il re ateniese, in cerca di conforto, si recò dall'amico PITTEO, re di Trezene, il quale approfittò dello scoramento del sovrano per farlo ubriacare. Poi ordinò alla figlia Etra di trascorrere una notte con lui. Dalla loro unione nacque un figlio, che venne chiamato Teseo. Un'altra versione dei fatti sostiene però che Etra, ispirata da un sogno inviatole da Atena, la notte stessa in cui si congiunse con Egeo andò a offrire sacrifici sull'isola di Sferia, al largo di Trezene. Lì fu sorpresa da POSEIDONE, dio del mare, che la prese con la forza e la ingravidò. L'eroe attico, secondo questa variante del mito, avrebbe dunque due padri: uno umano, Egeo (da cui la sua natura mortale), e l'altro divino, Poseidone, che gli avrebbe trasmesso una forza e un coraggio eccezionali.
LONTANO DAL PADRE
Malgrado attendesse da tempo la nascita di un erede, Egeo non portò con sè ad Atene Teseo. Temeva infatti che i suoi 50 nipoti, detti Pallantidi, sentendosi esclusi dalla successione attentassero al suo trono e cercassero di uccidere il neonato. Teseo crebbe perciò a Trezene, sotto la tutela del nonno Pitteo, affidato alle cure della madre Etra e dei migliori precettori. A sette anni, in occasione di una visita di Eracle alla città, diede per la prima volta prova del suo valore: un giorno in cui il celebre ospite era a colloquio con il nonno, e aveva abbandonato in una sala la pelle di leone che usava come manto, Teseo, scambiandola per un leone vero, le si avventò contro come una furia, colpendola ripetutamente con una spada. In seguito Teseo, ormai adolescente, si recò a Delfi consacrandosi al dio Apollo. Al suo ritorno a Trezene, la madre gli svelò la verità sulle sue origini. Etra lo condusse in un luogo segreto, dove Egeo, prima di partire, aveva nascosto dietro un masso una spada e un paio di sandali. E gli raccontò di come lo stesso Egeo le avesse raccomandato di non svelare quel nascondiglio al figlio se non quando questi fosse stato abbastanza forte per spostare da solo il masso. Ora quel momento era giunto, disse Etra a Teseo. E lo invitò a recuperare la spada e i sandali lasciati per lui dal padre.
LA SPADA SOTTO LA ROCCIA
Non senza fatica, Teseo scostò il masso indicatogli dalla madre e si appropriò della spada e dei sandali che il padre gli aveva lasciato. Poi partì per Atene, incurante degli inviti di Etra a essere prudente. Ansioso di emulare le gesta di Eracle, egli non prese neppure in considerazione l'ipotesi di raggiungere Atene via mare. Preferì invece muoversi a piedi, incamminandosi lungo un sentiero infestato da briganti.
IL LETTO DI PROCUSTE
Nel corso del suo viaggio verso Atene, Teseo affrontò e soppresse diversi briganti. Uno su tutti, Procuste (o Damaste), il crudele gigante che legava i passanti a un letto e poi li "adattava" alla sua misura tagliandoli o stirandoli secondo necessità. Teseo sconfisse Procuste in un furibondo duello, poi, con spietato contrappasso, lo uccise segandogli le gambe.
L'ARRIVO AD ATENE
Dopo aver ripulito l'Attica dai suoi briganti, Teseo giunse in incognito ad Atene, con l'intenzione di incontrare al più presto il padre Egeo. Ma questi, all'epoca, era in balia della sua amante, la maga Medea, che intuì l'identità del giovane e fece il possibile per eliminarlo. Per prima cosa gli ordinò di catturare il toro di Maratona, un mostruoso bovino che Teseo soggiogò a mani nude e trascinò poi con una corda fino ad Atene. Medea allora rivide i suoi piani, e convinse Egeo a offrire un grande pranzo in onore di Teseo. Poi, con il consenso del re (che temeva quel giovane così valoroso), porse all'eroe una coppa di vino avvelenata. Prima di berlo, però, Teseo estrasse come per caso la spada di Egeo e questi, riconoscendola, si gettò al collo del figlio, scagliando lontano la coppa avvelenata. Teseo ottenne così gli onori meritati, mentre Medea, smascherata, dovette andare in esilio.
SUL TRONO DI ATENE
Poco dopo essersi reincontrato con il padre, Teseo compì la sua impresa più celebre: si recò a Creta e uccise il Minotauro, il mostruoso uomo-toro a cui, ogni anno, Atene doveva versare un odioso tributo di sangue. Poi rientrò in patria, ma, al suo arrivo in porto, si scordò di sostituire le vele nere con quelle bianche, segno di vittoria. Egeo pensò così che il figlio fosse morto e si gettò dalle mura cittadine. Il suo suicidio spinse Teseo sul trono, inaugurando un'epoca di sostanziali cambiamenti. In primo luogo Teseo realizzò il "sinecismo", ovvero unificò le diverse borgate dell'Attica nello stato di Atene. Istituì inoltre le Feste Panatenee, simbolo della raggiunta unità politica, e divise la società in tre classi: nobili, artigiani e coltivatori. Infine pose le basi delle future istituzioni democratiche di Atene. L'intensa attività di governo non distolse comunque Teseo da guerre e avventure: dopo aver assoggettato la città di Megara, egli affrontò e vinse le Amazzoni, infuriate perchè l'eroe aveva rapito e sposato una di loro, Antiope. Con l'amico Piritoo, partecipò inoltre alla guerra tra Lapiti e Centauri, scatenata dal tentativo di stupro di Ippodamia da parte di un Centauro, e si spinse fino negli Inferi, dove fu liberato da Eracle dopo una lunga prigionia. Al suo rientro in Atene, trovò una situazione profondamente mutata: le fazioni politiche si contendevano il potere e lui stesso era stato di fatto esautorato. Disperando di poter riaffermare la sua autorità, si recò in esilio sull'isola di Sciro, dove il re Licomede dapprima gli si finse amico, ma poi lo uccise facendolo precipitare da una rupe. Le sue spoglie rimasero a lungo insepolte, finchè non vennero riportate ad Atene e inumate in un tempio ai piedi dell'Acropoli. Iniziò allora il culto degli Ateniesi per Teseo, venerato come protettore della città: si raccontava addirittura che, durante la battaglia di Maratona, egli fosse apparso ai soldati ateniesi, trascinandoli con i suoi incitamenti alla vittoria sui Persiani.
ALL'OMBRA DEL MINOTAURO
Meno atletico di Eracle, meno cerebrale di Edipo, meno inquieto di Ulisse, Teseo finì presto in una sorta di cono d'ombra, schiacciato dalla fama della sua vittima più celebre, il Minotauro. Di lui tuttavia si ricordarono nel medioevo grandi poeti come Giovanni Boccaccio e Geoffrey Chaucer - che lo fece protagonista di uno dei Racconti di Canterbury - e, nel XVII secolo, un drammaturgo amante dei classici come Jean Racine. In campo figurativo, Teseo è stato immortalato da pittori come Vittore Carpaccio, Nicolas Poussin, Pieter Paul Rubens, oltre che, di recente, da Pablo Picasso. Notevoli le riletture del suo mito effettuate nel XX secolo da Andrè Gide e Cesare Pavese, a cui va aggiunto, in campo cinematografico, un film d'avventure di Silvio Amadio, Teseo contro il Minotauro, girato nel 1960.