martedì 5 luglio 2011

CHIRONE


Per metà uomini e per metà cavalli, i centauri erano esseri primitivi dediti alla violenza, allo stupro e al saccheggio. Uno solo di loro amava la pace e lo studio delle scienze umane: il sapiente Chirone, che fu precettore di grandi eroi come Achille ed Eracle e visse e morì come un antico filosofo.
Di natura semidivina, Chirone è un centauro un po' speciale. Colto e solitario, ama gli uomini anzichè combatterli, come fanno tutti i suoi simili. Per questo motivo è ritenuto il precettore ideale degli eroi, che nel mito hanno il compito di difendere la civiltà dal caos generato dai mostri.

GENEALOGIA DI CHIRONE

Il centauro CHIRONE è il frutto degli amori tra CRONO, sovrano della generazione divina precedente agli Olimpici, e la ninfa FILIRA (in greco "tiglio"), figlia del dio delle acque OCEANO e di TETI. Secondo la maggior parte degli autori, Crono si era unito a Filira sotto forma di puledro per non insospettire la moglie Rea, gelosissima delle sue amanti. Ciò spiegava l'immortalità di Chirone e la sua duplice natura, per metà umana e per metà equina. Un'altra versione del mito sostiene invece che fosse stata la stessa Filira a trasformarsi in giumenta, nel tentativo di sfuggire al dio che intendeva violentarla. Crono, però, si era tramutato a sua volta in cavallo, e così era riuscito a renderla madre. Una volta adulto, Chirone, a dispetto dell'aspetto mostruoso, trovò l'amore della ninfa CARICLO, figlia del dio APOLLO, con la quale generò OCIRROE, così chiamata dal nome del ruscello presso cui era nata. Ocirroe aveva ricevuto alla nascita il dono della divinazione, ma poichè se ne serviva sconsideratamente svelando segreti riservati solo agli dèi, questi ultimi la punirono trasformandola in cavalla: da quel momento prese il nome di IPPO.

AMICO E MAESTRO

Chirone fu abbandonato dalla madre alla nascita: Filira infatti, nauseata dall'aspetto mostruoso del figlio, chiese e ottenne dagli dèi di essere tramutata in tiglio. Chirone crebbe così in solitudine, sul monte Pelio (in Tessaglia), istruito da Apollo e Artemide che suscitarono in lui l'amore per l'arte e la caccia. Presto la fama della sua sapienza si diffuse e cominciarono a recarsi da lui dèi e sovrani. Il re di Ftia, Peleo, si rivolse a Chirone quando decise di sposare la ninfa Tetide, che lo respingeva. Il Centauro istruì il sovrano sulle doti metamorfiche della ninfa, e così quando Tetide, sorpresa nel sonno, si ribellò al suo tentativo di possederla, Peleo non fu colto impreparato. Mentre la divinità si trasformava successivamente in fuoco, acqua, leone, serpe e persino seppia, egli la tenne ben stretta, senza mai mollarla. Alla fine la ninfa, spossata, si piegò al volere del re e acconsentì alle nozze. Riconoscente, Peleo affidò a Chirone l'ultimo figlio avuto dalla ninfa, Achille, che il centauro educò alla sincerità e al disprezzo delle cose materiali. Il metodo didattico di Chirone, che tra i suoi allievi ebbe anche Giasone e Asclepio, si basava sull'insegnamento della musica, della filosofia, della medicina, della caccia e dell'arte del combattimento. Era anche celebre per le sue doti divinatorie,e a lui si rivolsero molti dèi per conoscere il loro futuro.

UNA DIETA SPECIALE

Per forgiare Achille nel fisico e nel carattere, Chirone gli imponeva una dieta speciale, a base di cuore di leone, midollo d'orso (per acquisire la forza di questi animali) e miele (per rendere più dolce la sua eloquenza). Fu lui a ribattezzare il figlio di Peleo, Achille: in precedenza era chiamato Ligirone.


L'ARTE DI GUARIRE

Senza l'aiuto di Chirone, Asclepio non sarebbe mai diventato dio della medicina. Tutto ciò che il figlio di Apollo sapeva a proposito di unguenti ed erbe curative gli era infatti stato insegnato da Chirone, che gli svelò anche i segreti della chirurgia, arte in cui il centauro eccelleva.

LA RINUNCIA ALL'IMMORTALITA'

In quanto semidio, Chirone era destinato all'immortalità. Tuttavia decise di sua volontà di rinunciare a questo privilegio quando, ferito accidentalmente da una freccia scagliata da Eracle durante una rissa con altri centauri, si accorse che nessun unguento avrebbe potuto guarire la piaga al ginocchio generata dal dardo. Si ritirò allora nella sua grotta e supplicò Zeus di lasciarlo morire. Ma poichè, a causa della sua origine semidivina, non poteva farlo, cedette la propria immortalità a Prometeo, il Titano condannato ad atroci tormenti per il furto del fuoco agli dèi, ottenendone in cambio la mortalità. Chirone trovò così la pace e il suo corpo fu tramutato da Zeus in una costellazione, detta poi del Sagittario.

GLI ALTRI CENTAURI

A parte Chirone, il solo centauro a cui gli antichi attribuivano saggezza e cultura era Folo, figlio del satiro Sileno. Per il resto la popolazione dei centauri era composta da individui rozzi e malvagi, irresistibilmente attratti dalla violenza e resi ancora più brutali dal vino, che non erano abituati a bere. La loro stessa stirpe, del resto, era fatta risalire a un atto sacrilego: si sosteneva, infatti, che il progenitore di tutti i centauri fosse nato dall'unione tra il re tessalo Issione e una nube, a cui Zeus aveva dato le sembianze della moglie Era per vedere fino a che punto il sovrano gli fosse devoto. Il risultato di questo accoppiamento era stano un ibrido di nome Centauro, che aveva poi riprodotto la specie congiungendosi alle giumente del monte Pelio. Vera o falsa che fosse questa leggenda, di sicuro tutti i miti relativi ai centauri confermavano la loro natura più bestiale che umana. Celebre, per esempio, era l'episodio delle nozze tra Piritoo, re dei Lapiti, e Ippodamia, in cui i centauri, invitati al banchetto nuziale, prima si erano ubriacati e poi avevano cercato di stuprare la sposa. Ne era scaturita una rissa al termine della quale Piritoo, fiancheggiato dall'amico Teseo, era riuscito a sconfiggere i centauri, cacciandoli per sempre dalla Tessaglia. Anche Eracle ebbe a più riprese a che fare con i centauri. La prima volta proprio in Tessaglia, dove si scontrò con loro in una zuffa che, a causa di una freccia vagante, costò la vita a Chirone. Poi presso il fiume Eveno, in Etolia, dove Nesso, uno dei centauri più crudeli, tentò di rapire Deianira, sposa dell'eroe. Eracle lo uccise, ma Nesso, prima di morire, convinse Deianira ad accettare un filtro d'amore fatto con il suo sangue. In realtà si trattava di un veleno potentissimo, come ebbe modo di scoprire la stessa Deianira allorchè, volendo risvegliare l'interesse amoroso di Eracle, gli inzuppò la veste del filtro malefico. E in tal modo condannò a morte il marito.


GUARDIANI DELL'INFERNO

I centauri godettero di buona reputazione solo agli albori del Cristianesimo, quando furono visti come una prefigurazione della duplice natura di Cristo, al tempo stesso umano e divino. Poi Dante Alighieri li collocò all'Inferno, nei panni di guardiani dei violenti verso il prossimo, e i teologi iniziarono a paragonarli agli eretici, come loro dotati di doppia identità (cristiana e pagana). In campo figurativo, l'ambiguità connaturata ai centauri ha suggestionato artisti come Michelangelo Buonarroti, Antonio Canova e Albrecht Durer. Cesare Pavese, nei Dialoghi con Leucò (1947), ha dedicato uno dei suoi racconti a Chirone, che compare anche nel romanzo Il Centauro (1963) dell'americano John Updike. Vasta la schiera di uomini-cavallo che popolano l'universo fantasy: dal centauro inventore di marchingegni tecnologici di Artemis Fowl, di Eoin Colfer, alle creature fiere e leali di Le Cronache di Narnia, saga cinematografica tratta dai romanzi di C.S. Lewis.