Il solo guardarla
metteva paura, perché era un gigantesco mostro a nove teste che emergeva
all’improvviso dalle paludi, divorando chiunque si trovasse nei dintorni. Ma
ben pochi potevano vantarsi di averla vista da vicino, in quanto l’Idra di
Lerna era così velenosa che il suo respiro poteva uccidere a decine di metri di
distanza. Tanta pericolosità, tuttavia, non le bastò per salvarsi da Eracle, il
grande eroe greco, che si recò nel suo rifugio e, insieme al nipote Iolao,
riuscì a ucciderla.
L’Idra di Lerna è
certamente uno dei mostri più terrificanti mai concepiti dalla fantasia greca.
Il suo alito era letale come quello di un drago, e delle sue nove teste, otto
ricrescevano non appena tagliate, mentre l’ultima era immortale. Tutti fattori
che rendevano l’Idra una formidabile “macchina da guerra”, invincibile per
chiunque tranne che per il divino Eracle.
GENEALOGIA DELL’IDRA DI LERNA
Tutte le fonti
antiche concordano nel far discendere l’Idra di Lerna da una delle coppie più
feconde e spaventose della mitologia greca: quella formata dall’orribile Tifone
e dall’ancora più ripugnante Echidna. Il primo era un essere mostruoso
descritto ora come bufera devastante, ora come drago o gigante, ma comunque
generato dall’unione primordiale tra la madre terra Gaia e gli oscuri abissi
del Tartaro. Su Echidna, la donna-vipera, i pareri dei mitografi erano invece
discordi: il poeta greco Esiodo ne attribuiva la nascita agli amori acquatici
tra Forcide e Ceto, divinità marine tanto potenti quanto temute; per altri
autori, invece, essa sarebbe stata figlia di Gaia e Tartaro, come Tifone,
oppure del fiume infernale Stige e di un misterioso compagno di nome Piro.
Comunque sia, non c’è dubbio che la “Vipera”, com’era denominata, sia stata la
capostipite della popolosa stirpe di mostri che infestava la Terra al tempo
degli eroi. Da lei, infatti, sarebbero nati non solo la Chimera, la Sfinge e
Cerbero, generati con Tifone e fratelli quindi dell’Idra, ma anche creature non
meno terrificanti come il Leone di Nemea e il mostro di Beozia, Fice, frutto
entrambi della sua relazione contro natura con il cane a più teste Ortro.
L’ALITO CHE UCCIDE
Allevata da Era
appositamente per eliminare l’odiato Eracle, figlio illegittimo del marito
Zeus, l’Idra di Lerna viveva in una zona paludosa ai margini della città di
Argo, nella regione dell’Argolide. La sua tana si trovava sotto un platano nei
pressi della fonte Amimone, sgorgata dal suolo dopo che Poseidone lo ebbe
trafitto con il tridente; ma il raggio d’azione della belva si estendeva ben
oltre la sua “base logistica”, abbracciando la palude e, forse, l’intera
regione. Sull’aspetto dell’Idra esistevano varie leggende: in genere la si
descriveva come un enorme serpente a sei o nove teste, ma c’era chi le
attribuiva un corpo di cane, e chi sosteneva che le sue teste fossero più di
cento. Alcuni, addirittura, ipotizzavano che dal corpo squamoso dell’Idra
spuntassero teste umane. Dotata di un respiro mefitico, tanto che bastava
passarle accanto mentre dormiva per restare soffocati, l’Idra di Lerna
terrorizzava da anni la regione di Argo, assalendo i viandanti, razziando il
bestiale, inaridendo i pascoli con il suo alito. Per questo gli abitanti di
Argo accolsero con sollievo l’arrivo di Eracle che, con la protezione di Atena
e l’appoggio del nipote Iolao, eliminò l’Idra nella seconda delle sue dodici
fatiche. Secondo la leggenda, mentre egli mozzava una dopo l’altra le teste del
mostro, Iolao con il fuoco cauterizzava le ferite sanguinanti, in modo da
impedire la ricrescita dei monconi. Per la testa centrale, resa immortale da
Era, l’eroe dovette invece agire diversamente: così, dopo averla tagliata,
Eracle la seppellì sotto un tumulo di pietre, da dove non poteva più nuocere.
Eliminato il mostro, Eracle ne fece a pezzi il corpo e, con il suo sangue,
avvelenò la punta delle proprie frecce. Ciò, molto tempo dopo, sarebbe costato
la vita al centauro Chirone, ferito accidentalmente da un dardo di Eracle, e
sarebbe stato anche all’origine di una terribile moria di pesci nel fiume
Anigro, inquinato dalle frecce dell’eroe.
NIPOTE E COMPAGNO
Coprotagonista
dello scontro con l’Idra di Lerna, Iolao era figlio di Ificle, fratellastro di
Eracle, e di sua moglie Automedusa. Ciò spiega probabilmente il forte
attaccamento del giovane nei confronti dello zio, che accompagnò in molte
imprese e del quale fu, secondo alcuni, l’amante. Così Iolao compare al fianco
di Eracle nella lotta contro il brigante Cicno, nella missione per recuperare i
buoi del gigante Gerione, nell’attacco contro Troia. Il giovane fece anche
parte, insieme allo zio, della spedizione degli Argonauti e della squadra di
eroi che diedero la caccia al cinghiale calidonio. Quando Eracle ruppe il suo
matrimonio con Megara, alla quale aveva ucciso i figli in un accesso di follia
provocato da Era, la diede in sposa proprio al nipote Iolao. I due ebbero
insieme anche una figlia, Leipefile, il cui nome significa “l’amore di colei
che è stata abbandonata”: un riferimento esplicito al dolore patito da Megara
per il divorzio dal marito. Dopo la morte di Eracle, Iolao andò in aiuto dei
suoi figli, in particolare di quelli che l’eroe aveva avuto dalle cinquanta
figlie di Tespio, e li condusse con sé in Sardegna. Lì Iolao, insieme a Megara,
costituì una colonia greca, alla quale, in un secondo tempo, si unì anche
Dedalo, l’architetto del labirinto di Creta. I tre fondarono insieme molte
città, tra le quali l’odierna Olbia, e Dedalo le abbellì con una serie di
edifici che gli antichi chiamavano “costruzioni dedaliche”. Ormai anziano, il
nipote di Eracle tornò in Grecia attraverso la Sicilia, dove alcuni dei suoi
compagni si unirono alla popolazione dei Sicani. Altri autori, tuttavia,
sostengono che Iolao morì in Sardegna, circondato dall’affetto dei suoi sudditi
i quali, per onorarlo, gli attribuirono culti sacri.
IL TRONFO ALLE OLIMPIADI
Grande auriga e
ottimo atleta, Iolao trionfò con il carro di Eracle ai primi giochi olimpici,
istituiti proprio dal celebre zio, e più tardi si impose anche ai giochi
funebri indetti in onore di Pelia, re di Iolco, ucciso da un sortilegio di
Medea.
LO SCONTRO CON CICNO
Quando Eracle
sfidò Cicno, un violento predone che assaliva i viandanti per offrirne poi i
crani al padre Ares, Iolao lo sostenne guidando il suo carro da guerra e
aiutandolo a spogliare il defunto della sua pesante armatura.
UNITI NELLA SVENTURA
Compagno fedele
delle vittorie di Eracle, Iolao gli fu al fianco anche nell’esilio impostogli
dal cugino e re di Tirinto Euristeo. Fu lui, inoltre, ad accompagnare l’eroe
sul monte Eta e ad assistere alla sua morte sul rogo e alla successiva
apoteosi.
IL RITORNO
Secondo la
leggenda, dopo la morte di Iolao, il crudele re di Tirinto, Euristeo, cugino e
persecutore di Eracle, tornò ad accanirsi contro i figli dell’eroe, i
cosiddetti Eracleidi. Allora Iolao implorò Zeus di poter tornare in vita per un
solo giorno e, riavute come per icanto forza e giovinezza, sfidò Euristeo in
battaglia, catturandolo. Poi lo condusse davanti ad Alcmena, la madre di
Eracle, e le lasciò decidere quale pena infliggere al prigioniero. Alcmena
ordinò che fosse decapitato e Iolao, prima di tornare nell’Ade, eseguì di
persona l’esecuzione.
IMMORTALE DI RIFLESSO
Il successo
postclassico del personaggio di Eracle, eroe evergreen, garantì di riflesso una certa popolarità anche all’Idra
di Lerna. Così l’orrendo rettile trova spazio, tra Medioevo e Rinascimento, in
dipinti, tra gli altri, di Antonio Pollaiolo, Francisco de Zurbaràn e Maarten
van Heemskerck. Meno frequenti le citazioni letterarie del mostro, che tuttavia
compare in Le fatiche di Ercole,
dello spagnolo Enrique de Villena, e negli Adagia
di Erasmo da Rotterdam. Anche Victor Hugo, nei Miserabili, cita allegoricamente l’Idra: “Il giorno in cui…l’uomo
avrà definitivamente aggiogato…la triplice Chimera antica, l’idra, il drago e
il grifone, egli sarà quello che gli dèi erano una volta per lui.” In tempi più
recenti, l’Idra è il nome di una organizzazione criminale del mondo a fumetti
Marvel e un mostro inviato da Ade contro Eracle nel film Hercules della Disney.