lunedì 11 giugno 2012

POLLUCE


Privo di un’identità individuale distinta da quella del gemello, Polluce differiva tuttavia da Castore per la maggior abilità pugilistica, arte nella quale svettava su chiunque altro, e per la natura immortale. Era un formidabile guerriero, temuto e ammirato in tutta la Grecia, e uno sposo fedele. A lui si attribuivano molte vittorie ai Giochi Olimpici e la fondazione, insieme a Castore, della città di Dioscuria, nella Colchide.
Intrepido e generoso come il gemello, Polluce abusò talvolta della sua forza, come quando, insieme a Castore, rapì le due figlie del principe Leucippo, già promesse in spose a un’altra coppia di eroi. Un ratto, quello delle Leucippidi, che garantì ai Dioscuri una discendenza, ma che segnò anche la fine della loro parabola terrena.

GENEAOLOGIA DI POLLUCE

Nato dalla passione tra una principessa, Leda, e il sommo Zeus, Polluce vantava un albero genealogico più nobile di quello del gemello Castore, che invece aveva origini totalmente umane. Tra i suoi antenati figuravano infatti, tramite il padre Zeus, divinità primordiali come il Titano Crono e sua moglie Rea, oltre naturalmente al potentissimo Urano, fondatore della stirpe divina dei Titani. Per parte di madre, invece, Polluce discendeva (come il gemello Castore) da Testio, grande re dell’Etolia, a cui si attribuiva come genitore nientedimeno che Ares, il dio della guerra: un nonno davvero all’altezza di due combattenti instancabili come i Dioscuri. A differenza di altri semidei, Polluce ebbe una vita sentimentale piuttosto tranquilla. L’unico amore che gli si attribuisce è quello per la moglie Febe, una delle due figlie di Leucippo, sorella di quella Ileira che divenne invece la sposa di Castore. Le due coppie ebbero, a detta di molti autori, anche dei figli, ma le fonti greche non ci tramandano i loro nomi né dettagli sulle loro vite.

INSIEME PER L’ETERNITÀ

Inseparabili sin dall’adolescenza, i Dioscuri compirono insieme molte imprese: sia in vita, quando furono tra gli eroi più celebrati della loro epoca, sia da semidei, quando per esempio trascinarono i Locresi alla vittoria su Crotone nella battaglia della Sagra. Una sola volta, agirono separati: fu quando, durante la spedizione degli Argonauti, giunsero nel paese dei Bebrici, tiranneggiato da un sovrano di nome Amico. Questi, approfittando della sua stazza, sfidava a pugilato gli stranieri entrati nel suo regno e, dopo averli sconfitti, li uccideva. Toccò dunque a Polluce, in virtù delle sue doti di pugile, affrontare il gigante, che si arrese all’eroe e gli giurò di non mancare più di rispetto agli stranieri. A parte questo episodio, i Dioscuri combatterono sempre in coppia, per tutta la vita e anche oltre. Quando Castore morì per mano di Ida, infatti, Polluce chiese a Zeus di seguirne il destino, rinunciando all’immortalità che gli era stata concessa. Così Zeus divinizzò entrambi i gemelli, e da quel momento i Dioscuri si trasformarono in una sorta di coppia-fantasma, avvistata spesso in città durante le guerre e le esercitazioni militari. Addirittura, si raccontava che in un caso i due gemelli avessero visitato in incognito anche la loro casa natale, divenuta di proprietà di un certo Formione. Questi, non riconoscendo i Dioscuri nei due stranieri che gli chiedevano ospitalità, si rifiutò di farli dormire nella loro vecchia stanza, dove ora era alloggiata sua figlia. Ciò provocò l’ira di Castore e Polluce, e la loro immediata vendetta. Il mattino seguente, quando Formione andò a svegliare la figlia, non trovò più traccia di lei né dei suoi beni. Nella stanza erano rimasti solo una statua dei Dioscuri e un rametto profumato appoggiato sul tavolo.

DUE STELLE A DELFI

Nella battaglia navale di Egospotami, il fantasma dei Dioscuri combatté al fianco degli Spartani che, dopo la vittoria sugli Ateniesi, appesero nel tempio di Delfi due stelle votive in onore dei gemelli. Queste stelle sparirono misteriosamente dopo la battaglia di Leuttra, vinta dai Tebani, che segnò la fine dell’egemonia spartana sul Peloponneso.


CACCIA AL CINGHIALE

I Dioscuri fecero parte del manipolo di eroi (tra cui Teseo e Giasone) che partecipò alla caccia del cinghiale calidonio, la mostruosa belva inviata da Artemide contro il regno di Oineo, signore dei Calidoni. Il loro ruolo nell’impresa fu tuttavia marginale. A uccidere l’animale fu infatti Meleagro, figlio dello stesso Oineo, che lo trapassò con il suo giavellotto dopo un lungo inseguimento.

GEMELLI CELESTI

Non tutti i mitografi antichi condividevano l’idea che Castore e Polluce fossero stati divinizzati. Secondo alcuni essi erano stati semplicemente trasformati in astri da Zeus, che in tal modo aveva creato la costellazione dei Gemelli.

L’INGANNO E LA VENDETTA

Durante la seconda guerra messenica, due guerrieri messeni di nome Gonippo e Panormo suscitarono l’indignazione dei Dioscuri travestendosi come loro e provocando una strage tra gli Spartani. Il fatto accadde nel corso di una cerimonia in onore dei divini gemelli: due lancieri entrarono nel campo nemico al galoppo, indossando tuniche bianche, montando candidi cavalli e sfoggiando berretti a forma di guscio d’uovo. Ingannati da quel travestimento, gli Spartani si inginocchiarono per adorarli, e i falsi Dioscuri ne approfittarono per infilzare decine di guerrieri con le loro lance. Dopo questo atto sacrilego, Castore e Polluce, offesi, ostacolarono in ogni modo l’offensiva dei Messeni e, quando il loro comandante Aristomene tentò di assalire nottetempo Sparta, che rischiava di capitolare, intervennero in prima persona sotto forma di fantasmi per rintuzzare l’attacco.

GEMELLI DIFFERENTI

Le coppie di gemelli sono tutt’altro che inconsuete nel mito greco. Oltre ai Dioscuri, che sono forse i più famosi, hanno un posto di rilievo nella mitologia Cleobi e Bitone, devoti di Era e per questo premiati dalla dea con un sonno eterno; e Autolico e Filammone, celebrati l’uno per l’astuzia e l’altro per le sue doti musicali. Anche un altro dei figli di Zeus, Eracle, aveva un fratello gemello, Ificle, nato a una notte di distanza da lui. Figlio di Alcmena e del marito Anfitrione, Ificle, pur meno coraggioso di Eracle, lo affiancò in molte imprese, tra cui la spedizione contro Troia; ma quando l’eroe, per volere di Era, impazzì, Ificle fu vittima della sua follia, poiché Eracle gli uccise due figli. Meno controverso il rapporto tra la Ida e Linceo, i due rivali dei Dioscuri, che però alcuni considerano semplicemente fratelli. Sovrapponibili per valore e complementarietà ai più celebri Castore e Polluce (dei quali erano cugini per parte di padre), ne condivisero anche molte imprese, tra cui la ricerca del Vello d’oro e la caccia del Cinghiale calidonio. Rispetto ai Dioscuri, tuttavia, Linceo e Ida avevano fisionomie più distinte: del primo era nota la vista acutissima, che penetrava persino le pareti, mentre Ida era ritenuto l’uomo più forte mai esistito, tanto che neppure Apollo (a sua volta gemello di Artemide), quando si scontrò con lui per il possesso della bellissima Marpessa, riuscì a soverchiarlo. Nel panorama della mitologia greca, figurano moltissimi altri gemelli celebri, come i Molionidi, uccisi da Eracle, o gli Aloadi, fulminati da Zeus. Il podio della popolarità spetta però certamente a una coppia romana, Romolo e Remo, i fondatori dell’Urbe: due gemelli su cui sono sorte decine di leggende e che, a seconda dei casi, sono considerati figli di Marte e della vestale Rea Silvia, di Enea e Dessitea oppure di Latino e Roma, un’eroina troiana da cui l’Urbe avrebbe preso il nome.


DIOSCURI CONTEMPORANEI

Nell’arte moderna, la figura dei Dioscuri ricorre forse più spesso che non nei secoli precedenti. Sono i musicisti del XVIII secolo, in particolare, a rilanciare il mito dei gemelli spartani, attraverso opere e lieder firmati tra gli altri, da Johann Adolph Hasse, Jean-Philippe Rameau e, più tardi, Franz Schubert. In campo letterario, i due gemelli sono ricordati nella Medea di Pierre Corneille e nei Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese, oltre che in liriche di Friedrich Holderlin e Hans Gstettner. Al mito di Castore e Polluce hanno dedicato alcuni loro dipinti due grandi interpreti dell’arte novecentesca come Carlo Carrà e Giorgio De Chirico, mentre il regista John Woo, nel suo film Face/Off (1997), ha voluto che i due criminali protagonisti della vicenda si chiamassero Castor Troy e Pollux Troy, ironico omaggio ai mitologici gemelli e alla cultura classica in genere.