Privo di
un’identità individuale distinta da quella del gemello, Polluce differiva
tuttavia da Castore per la maggior abilità pugilistica, arte nella quale
svettava su chiunque altro, e per la natura immortale. Era un formidabile
guerriero, temuto e ammirato in tutta la Grecia, e uno sposo fedele. A lui si
attribuivano molte vittorie ai Giochi Olimpici e la fondazione, insieme a
Castore, della città di Dioscuria, nella Colchide.
Intrepido e
generoso come il gemello, Polluce abusò talvolta della sua forza, come quando,
insieme a Castore, rapì le due figlie del principe Leucippo, già promesse in
spose a un’altra coppia di eroi. Un ratto, quello delle Leucippidi, che garantì
ai Dioscuri una discendenza, ma che segnò anche la fine della loro parabola
terrena.
GENEAOLOGIA DI POLLUCE
Nato dalla
passione tra una principessa, Leda, e il sommo Zeus, Polluce vantava un albero
genealogico più nobile di quello del gemello Castore, che invece aveva origini
totalmente umane. Tra i suoi antenati figuravano infatti, tramite il padre
Zeus, divinità primordiali come il Titano Crono e sua moglie Rea, oltre
naturalmente al potentissimo Urano, fondatore della stirpe divina dei Titani.
Per parte di madre, invece, Polluce discendeva (come il gemello Castore) da
Testio, grande re dell’Etolia, a cui si attribuiva come genitore nientedimeno
che Ares, il dio della guerra: un nonno davvero all’altezza di due combattenti
instancabili come i Dioscuri. A differenza di altri semidei, Polluce ebbe una
vita sentimentale piuttosto tranquilla. L’unico amore che gli si attribuisce è
quello per la moglie Febe, una delle due figlie di Leucippo, sorella di quella
Ileira che divenne invece la sposa di Castore. Le due coppie ebbero, a detta di
molti autori, anche dei figli, ma le fonti greche non ci tramandano i loro nomi
né dettagli sulle loro vite.
INSIEME PER L’ETERNITÀ
Inseparabili
sin dall’adolescenza, i Dioscuri compirono insieme molte imprese: sia in vita,
quando furono tra gli eroi più celebrati della loro epoca, sia da semidei,
quando per esempio trascinarono i Locresi alla vittoria su Crotone nella
battaglia della Sagra. Una sola volta, agirono separati: fu quando, durante la
spedizione degli Argonauti, giunsero nel paese dei Bebrici, tiranneggiato da un
sovrano di nome Amico. Questi, approfittando della sua stazza, sfidava a
pugilato gli stranieri entrati nel suo regno e, dopo averli sconfitti, li
uccideva. Toccò dunque a Polluce, in virtù delle sue doti di pugile, affrontare
il gigante, che si arrese all’eroe e gli giurò di non mancare più di rispetto
agli stranieri. A parte questo episodio, i Dioscuri combatterono sempre in
coppia, per tutta la vita e anche oltre. Quando Castore morì per mano di Ida,
infatti, Polluce chiese a Zeus di seguirne il destino, rinunciando
all’immortalità che gli era stata concessa. Così Zeus divinizzò entrambi i
gemelli, e da quel momento i Dioscuri si trasformarono in una sorta di
coppia-fantasma, avvistata spesso in città durante le guerre e le esercitazioni
militari. Addirittura, si raccontava che in un caso i due gemelli avessero
visitato in incognito anche la loro casa natale, divenuta di proprietà di un
certo Formione. Questi, non riconoscendo i Dioscuri nei due stranieri che gli
chiedevano ospitalità, si rifiutò di farli dormire nella loro vecchia stanza,
dove ora era alloggiata sua figlia. Ciò provocò l’ira di Castore e Polluce, e
la loro immediata vendetta. Il mattino seguente, quando Formione andò a
svegliare la figlia, non trovò più traccia di lei né dei suoi beni. Nella
stanza erano rimasti solo una statua dei Dioscuri e un rametto profumato
appoggiato sul tavolo.
DUE STELLE A DELFI
Nella
battaglia navale di Egospotami, il fantasma dei Dioscuri combatté al fianco
degli Spartani che, dopo la vittoria sugli Ateniesi, appesero nel tempio di
Delfi due stelle votive in onore dei gemelli. Queste stelle sparirono
misteriosamente dopo la battaglia di Leuttra, vinta dai Tebani, che segnò la
fine dell’egemonia spartana sul Peloponneso.
CACCIA AL CINGHIALE
I
Dioscuri fecero parte del manipolo di eroi (tra cui Teseo e Giasone) che
partecipò alla caccia del cinghiale calidonio, la mostruosa belva inviata da
Artemide contro il regno di Oineo, signore dei Calidoni. Il loro ruolo
nell’impresa fu tuttavia marginale. A uccidere l’animale fu infatti Meleagro,
figlio dello stesso Oineo, che lo trapassò con il suo giavellotto dopo un lungo
inseguimento.
GEMELLI CELESTI
Non
tutti i mitografi antichi condividevano l’idea che Castore e Polluce fossero
stati divinizzati. Secondo alcuni essi erano stati semplicemente trasformati in
astri da Zeus, che in tal modo aveva creato la costellazione dei Gemelli.
L’INGANNO E LA VENDETTA
Durante
la seconda guerra messenica, due guerrieri messeni di nome Gonippo e Panormo
suscitarono l’indignazione dei Dioscuri travestendosi come loro e provocando
una strage tra gli Spartani. Il fatto accadde nel corso di una cerimonia in
onore dei divini gemelli: due lancieri entrarono nel campo nemico al galoppo,
indossando tuniche bianche, montando candidi cavalli e sfoggiando berretti a
forma di guscio d’uovo. Ingannati da quel travestimento, gli Spartani si
inginocchiarono per adorarli, e i falsi Dioscuri ne approfittarono per
infilzare decine di guerrieri con le loro lance. Dopo questo atto sacrilego,
Castore e Polluce, offesi, ostacolarono in ogni modo l’offensiva dei Messeni e,
quando il loro comandante Aristomene tentò di assalire nottetempo Sparta, che
rischiava di capitolare, intervennero in prima persona sotto forma di fantasmi
per rintuzzare l’attacco.
GEMELLI DIFFERENTI
Le
coppie di gemelli sono tutt’altro che inconsuete nel mito greco. Oltre ai
Dioscuri, che sono forse i più famosi, hanno un posto di rilievo nella
mitologia Cleobi e Bitone, devoti di Era e per questo premiati dalla dea con un
sonno eterno; e Autolico e Filammone, celebrati l’uno per l’astuzia e l’altro
per le sue doti musicali. Anche un altro dei figli di Zeus, Eracle, aveva un
fratello gemello, Ificle, nato a una notte di distanza da lui. Figlio di
Alcmena e del marito Anfitrione, Ificle, pur meno coraggioso di Eracle, lo
affiancò in molte imprese, tra cui la spedizione contro Troia; ma quando l’eroe,
per volere di Era, impazzì, Ificle fu vittima della sua follia, poiché Eracle
gli uccise due figli. Meno controverso il rapporto tra la Ida e Linceo, i due
rivali dei Dioscuri, che però alcuni considerano semplicemente fratelli. Sovrapponibili
per valore e complementarietà ai più celebri Castore e Polluce (dei quali erano
cugini per parte di padre), ne condivisero anche molte imprese, tra cui la
ricerca del Vello d’oro e la caccia del Cinghiale calidonio. Rispetto ai
Dioscuri, tuttavia, Linceo e Ida avevano fisionomie più distinte: del primo era
nota la vista acutissima, che penetrava persino le pareti, mentre Ida era
ritenuto l’uomo più forte mai esistito, tanto che neppure Apollo (a sua volta
gemello di Artemide), quando si scontrò con lui per il possesso della
bellissima Marpessa, riuscì a soverchiarlo. Nel panorama della mitologia greca,
figurano moltissimi altri gemelli celebri, come i Molionidi, uccisi da Eracle,
o gli Aloadi, fulminati da Zeus. Il podio della popolarità spetta però
certamente a una coppia romana, Romolo e Remo, i fondatori dell’Urbe: due
gemelli su cui sono sorte decine di leggende e che, a seconda dei casi, sono
considerati figli di Marte e della vestale Rea Silvia, di Enea e Dessitea
oppure di Latino e Roma, un’eroina troiana da cui l’Urbe avrebbe preso il nome.
DIOSCURI CONTEMPORANEI
Nell’arte
moderna, la figura dei Dioscuri ricorre forse più spesso che non nei secoli
precedenti. Sono i musicisti del XVIII secolo, in particolare, a rilanciare il
mito dei gemelli spartani, attraverso opere e lieder firmati tra gli altri, da Johann Adolph Hasse, Jean-Philippe
Rameau e, più tardi, Franz Schubert. In campo letterario, i due gemelli sono
ricordati nella Medea di Pierre
Corneille e nei Dialoghi con Leucò di
Cesare Pavese, oltre che in liriche di Friedrich Holderlin e Hans Gstettner. Al
mito di Castore e Polluce hanno dedicato alcuni loro dipinti due grandi
interpreti dell’arte novecentesca come Carlo Carrà e Giorgio De Chirico, mentre
il regista John Woo, nel suo film Face/Off
(1997), ha voluto che i due criminali protagonisti della vicenda si chiamassero
Castor Troy e Pollux Troy, ironico omaggio ai mitologici gemelli e alla cultura
classica in genere.